16 genn – La Francia si mobilita in Mali. 750 soldati sono già schierati nel paese, principalmente reparti di fanteria di marina e della Legione straniera, e in breve il contingente raggiungerà i 2.500 effettiviGli obiettivi dell’intervento militare sono tre, secondo quanto dichiarato dal presidente Hollande: fermare l’aggressione terrorista delle bande islamiste legate ad al Qaeda, assicurare l’ordine a Bamako, capitale del paese nell’Africa occidentale, e garantire la sua sicurezza territoriale.
Per raggiungere il risultato, oltre ai raid di bombardamento aereo, già decisivi nella guerra in Libia contro l’esercito di Gheddafi, Parigi ha deciso di schierare sul campo anche elementi della “Force Licorne” di stanza ad Abidjan, in Costa d’Avorio, rinforzata da una quarantina di blindati leggeri Sagaie.”Gli uomini sono pronti, spiega il capitano Esse, paracadutista e comandante del gruppo blindato della “Licorne”.
Eravamo stati allertati da qualche giorno e siamo tutti motivati, sia le truppe che i comandanti, per svolgere la nostra missione in Mali”.Le forze francesi hanno bombardato nella notte tra il 14 e 15 gennaio le posizioni jihadiste a Diabali, nell’ovest del paese, 400 km a nord di Bamako, dove il giorno prima erano entrate le truppe islamiste comandate da un emiro algerino, Abou Zeid, leader di al Qaeda nel Maghreb.
Secondo quanto emerge da un sondaggio realizzato per il quotidiano “Le Parisien”, il 75% dei francesi si è detto favorevole all’intervento militare contro i ribelli islamici nel nord del Mali. Un consenso superiore a quello espresso nel marzo del 2011 all’inizio delle operazioni in Libia (66%) e nell’ottobre del 2001 per le prime iniziative in Afghanistan (55%). Sullo sfondo di questo intervento, i critici della missione militare in Mali scorgono però lo spettro della “Françafrique”, la rete di alleanze tessute con lucida caparbietà, e con ogni mezzo, dalla Francia con alcuni Stati africani, sin dai tempi di Jacques Foccart, l’eminenza grigia, secondo alcuni “l’anima nera”, del generale de Gaulle, il plenipotenziario in nome dell’Eliseo dei rapporti con le ex colonie francesi meritevoli di un interesse strategico.
Gli interessi strategici della Francia in Mali sono molto robusti e l’attacco francese diventa un’appendice inevitabile della guerra in Libia dopo la caduta di Gheddafi che fu il guardiano e il manovratore delle dittature sub-sahariane in nome e per conto di alleanze inconfessabili.
L’offensiva integralista in Mali rischiava infatti di allargarsi rapidamente negli Stati confinanti, soprattutto in Niger, titolare nominale di strategici giacimenti di uranio, indispensabile per le centrali nucleari: in caso di destabilizzazione del quadro mediorientale e con il conseguente tracollo dei rifornimenti di petrolio, queste saranno i principali fornitori di energia. Il Mali diventa così l’ultima tappa di una delle molte “guerre umanitarie” occidentali. Ma sull’orizzonte si staglia il fantasma inquietante dell’oro grigio. Che deve continuare a parlare in francese. tmnews