15 genn – L’inutilizzabilita’ delle intercettazioni del Capo dello Stato “puo’ connettersi anche a ragioni di ordine sostanziale, espressive di un’esigenza di tutela ‘rafforzata’ di determinati colloqui in funzione di salvaguardia di valori e diritti di rilievo costituzionale”. Lo scrive la Consulta nella sentenza depositata oggi.
Le procedure che la Procura intendeva seguire per la distruzione delle intercettazioni del Capo dello Stato avrebbero provocato un “vulnus” alle prerogative presidenziali, perché‚ prevedendo una procedura camerale, avrebbero consentito la rilevazione dei colloqui intercettati. Lo scrive la Consulta nella sentenza depositata oggi.
La distinzione tra “intercettazioni dirette, indirette, e casuali” “non assume rilevanza”. Lo afferma la Consulta nella sentenza sul conflitto d’attribuzione Procura di Palermo-Quirinale, confutando quanto sostenuto dai pm palermitani.
Distruggere subito le intercettazioni
“Distruggere nel piu’ breve tempo le registrazioni casualmente effettuate di conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica”. Questa la “soluzione”, indicata dalla Corte Costituzionale nella sentenza n.1/2013, per il conflitto sollevato dal Quirinale nei confronti della Procura di Palermo. Rainews24