M.Cristiano Allam: la dittatura finanziaria si regge su quella mediatica

allamMagdi  Cristiano Allam, eurodeputato, già vicedirettore del Corriere della Sera, ha fondato il movimento politico “Io amo l’Italia” che si appresta a partecipare alle prossime elezioni politiche. La sua conversione dall’Islam al cristianesimo, avvenuta nel 2008 (Magdi fu ribattezzato Cristiano dal Papa in persona), fece molto discutere.
Quali sono le linee guida che caratterizzano questo nuovo movimento politico?

Noi abbiamo deciso di partecipare autonomamente alle prossime elezioni politiche per rappresentare una autentica alternativa all’insieme dei partiti che hanno mercificato il potere gestendolo in maniera consociativa e svendendo l’Italia e gli italiani a vantaggio di una vera e propria dittatura finanziaria incarnata dalla sagoma di Monti. Il governo uscente, in soli dodici mesi, è riuscito a raddoppiare  il numero degli italiani che patiscono la fame, ha costretto 47 mila famiglie ad abbandonare la propria casa  a causa di una sopraggiunta povertà, provocando contestualmente la chiusura, in media,  di 200 imprese al giorno strangolate paradossalmente da crediti che lo Stato non paga. In Italia oggi si muore di credito perché chi deve pagare non ha i soldi. Lo Stato deve 200 miliardi di euro alle imprese. Noi siamo l’unica alternativa vera alla demagogia populista di Beppe Grillo e offriamo una risposta ai tanti che intendono astenersi.

Alcuni denunciano il rischio di un progressivo svuotamento delle democrazie interne degli Stati nazionali ad opera di una oligarchia europea di non eletti che tende ad imporre al comando figure tecnocratiche non legittimate dal consenso. E’ un rischio reale o demagogia populista?

Parto dai fatti. Sono stato giornalista per 35 anni, ho una formazione sociologica e credo nei numeri. Mario Monti, insediatosi premier il 16 novembre del 2011, giurò sulla Costituzione di servire l’esclusivo interesse nazionale dell’Italia. In quei giorni Monti sedeva ancora nel direttivo della più grande banca d’affari al mondo, la Goldman Sachs, era nel direttivo di una delle tre grandi agenzie di rating, Moody’s, era nel direttivo del gruppo Bilderberg (associazione paramassonica transnazionale, ndc) nonché presidente europeo della commissione Trilaterale (altra potente associazione fondata negli anni ’70 dal miliardario americano Rockefeller). Soltanto nove giorni dopo, il 24 di novembre, Monti annunciò la sua sospensione dalla partecipazione  a queste associazioni che, evidentemente, sono in chiaro conflitto con l’interesse nazionale dell’Italia. I risultati di tali improprie commistioni sono tristemente lampanti. L’avvento al potere di Monti, calato dall’alto da poteri finanziari forti grazie alla complicità del Presidente della Repubblica  Giorgio Napolitano, ha rappresentato l’inizio di una involuzione in grado di svuotare i contenuti della nostra democrazia sostanziale. Il Parlamento è stato di fatto commissariato, i partiti privati delle loro identità. Pd e Pdl, fino al giorno prima fortemente alternativi, con l’arrivo di Monti si sono messi insieme come per incanto al fine di sostenere la stessa strategia e lo stesso governo. L’Italia esprime oggi un Parlamento di designati che elegge un presidente della Repubblica designato dai designati. Inoltre, come se non bastasse,  abbiamo un capo del governo calato dall’alto da poteri finanziari forti che, per giunta, ha l’ardire di definirsi il salvatore della Patria. Questi sono fatti non opinioni. La democrazia sostanziale in Italia è già di fatto morta.

A leggere i principali giornali italiani, però, viene fuori una realtà molto diversa da quella che lei racconta. Lei, tra l’altro, è stato giornalista per molti anni. Perché nessun giornalista, neppure in solitaria, approfondisce tali argomenti. Pigrizia, inverosimiglianza o controllo stringente delle informazioni?

La dittatura finanziaria in atto si sorregge sulla dittatura mediatica. La grande stampa nazionale è appiattita nel sostegno acritico nei confronti di Mario Monti. C’è una convergenza nel rappresentarlo falsamente come una specie di eroe nonostante che tutti gli indicatori economici, relativi all’anno di governo di Monti, siano fortemente negativi. Negli ultimi 12 mesi il numero degli italiani che patiscono la fame ha raggiunto la cifra di 6,2 milioni, esattamente il doppio rispetto all’anno precedente, 7 mila famiglie sono state costrette ad abbandonare la propria casa perché non riescono più a pagare il mutuo, 200 imprese muoiono quotidianamente, il gettito fiscale è aumentato ma il debito pubblico è cresciuto di altri 153 miliardi, superando così la soglia psicologica dei 2000 mila miliardi di euro, il Pil è calato del 2,4%, la disoccupazione è aumentata e  il potere di acquisto da parte delle famiglie è considerevolmente calato.  Un italiano su tre oggi fa la fila alle mense dei poveri. La fotografia della cruda realtà certifica una cosa evidente: c’è una discrepanza incredibile fra tra la realtà e la rappresentazione della realtà. Io credo che all’interno della categoria dei giornalisti si debba fare una seria riflessione sul livello medio di deontologia professionale degli operatori dell’informazione.

Come spiega la costanza nel proseguire sul solco delle politiche di rigore e austerità nonostante il sostanziale fallimento, fotografato dai numeri, di queste ricette? Possibile che in realtà la crisi, volutamente amplificata, nasconda piuttosto il desiderio di riorganizzare, su scala continentale, la società secondo un modello sociale di tipo oligarchico?

Anche in questo caso parto dai fatti. Le istituzioni finanziarie a cui fa riferimento Mario Monti, Goldman Sachs, Moody’s ecc., sono quelle che hanno creato la moltiplicazione a dismisura dei  titoli derivati. Al punto che, nel 2011, il valore di questi titoli  fu stimato in 780 mila miliardi di dollari. Una cifra, per capirci, che equivale a 10 volte il valore del Pil di tutti i Paesi del mondo messi insieme. Questo denaro virtuale deve  essere riciclato. Per essere riciclato deve quindi convertirsi in beni reali. La mafia, gestendo cifre molto inferiori, fa la stessa cosa: lava il denaro sporco  acquisendo beni. Al fine di garantire il riciclaggio di cifre così ingenti, alla speculazione finanziaria serve il controllo diretto dei governi. L’indebolimento dell’economia reale, e relativa sofferenza di lavoratori e imprese, è essenziale per permettere agli speculatori di lucrare. Le imprese, spesso costrette a chiudere perché creditrici, svendono necessariamente la propria attività. Questa, in estrema sintesi, è la missione di Monti per conto dei mondi che lo sostengono: riciclare i titoli derivati consentendo alla speculazione finanziaria globalizzata di mettere le mani sull’economia reale.

Come si esca da questo pantano?

Da questo pantano si esce spiegando agli italiani quello che sta succedendo e quindi portando queste tematiche all’attenzione dei media. L’Italia non dispone più di una moneta sovrana, ma deve acquistare la moneta che utilizza dalla Banca centrale europea che applica un tasso di interesse del 4%. E’ assurdo. La moneta è un semplice strumento che serve a parametrare la ricchezza posseduta. Ma la ricchezza non è insita nella moneta. La ricchezza è insita nei beni reali. Noi abbiamo dimenticato l’importanza della proprietà popolare della moneta. Quindi, per ripartire, dobbiamo innanzitutto riscattare la nostra sovranità monetaria. Questo è il primo punto del nostro programma.  Dobbiamo, poi, abbattere drasticamente il costo dello Stato che è di 800 miliardi di euro all’anno. Lo possiamo fare soltanto rovesciando la piramide che oggi vede al potere  una cupola governata dalla Banca centrale europea, dalla Commissione Europea e dal Fmi. Noi vogliamo mettere al centro i Comuni. La nostra politica è concentrata nel risolvere i problemi delle persone non della moneta, a noi interessano le famiglie, non le banche. Il 97% delle imprese medie e piccole italiane sono a gestione familiare. La comunità locale è più importante dei fantomatici mercati. Dobbiamo capovolgere tutto questo. Dobbiamo attribuire ai Comuni la prerogativa di gestire le risorse, compresa la riscossione delle tasse, applicando il principio che le tasse si pagano una sola volta alla fonte.

Quindi anche “Io Amo l’Italia” si pone su un piano di continuità con il pensiero economico neoclassico che individua nel dimagrimento dello Stato la soluzione per ripartire? Non sarebbe forse meglio riscoprire il pensiero di Keynes che metteva al centro la domanda e non i tagli?

Bisogna però distinguere. Le municipalizzate, ad esempio, in Italia hanno accumulato debiti per 50 miliardi. Il fatto che vadano ad elezioni anticipate per malversazione finanziaria le principali Regioni italiane è oltremodo significativo. Quando c’è un fiume di denaro pubblico che transita, lì c’è sperpero, corruzione e inefficienza. Questo deve finire. Lo sviluppo deve essere prerogativa di coloro che non buttano il denaro dalla finestra, in primo luogo gli imprenditori. Tanti imprenditori efficienti vivono in Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti. Noi dobbiamo partire da questa realtà. I sindaci sono oggi gli unici amministratori eletti direttamente con il voto dei cittadini e ogni giorno, a differenza di altri, si confrontano con i problemi reali della gente. Lo sviluppo deve rimanere appannaggio degli imprenditori che devono trovare risposte ad un livello politico vicino e territoriale. Sono però contrario al ritorno dello Stato nell’economia.

Quindi un nuovo New Deal per l’Italia sarebbe, secondo questa impostazione, una ipotesi da rigettare?

L’Italia ha uno straordinario patrimonio ambientale, culturale ed umano. Siamo il Paese più bello al mondo. In Italia abbiamo il 70% del patrimonio culturale mondiale. Abbiamo espresso eccellenze in tutti i settori. Tutto questo è in pericolo perché, da un lato, l’Italia è un territorio a rischio sismico, dall’altro l’incuria da parte dell’uomo ha reso possibile la cementificazione selvaggia che espone i territori al rischio di devastanti alluvioni e calamità importanti. Nella messa in sicurezza del  territorio su scala nazionale è possibile immaginare l’intervento dello Stato che assume responsabilmente il compito di mettere in sicurezza questo straordinario patrimonio culturale e paesaggistico, dando al contempo lavoro a uomini e imprese.  Lo Stato può fare tutto questo solo  riacquisendo la prerogativa di emettere direttamente la moneta. Questo significa creazione di ricchezza, produzione di beni e offerta di servizi. In casi come questo, particolarmente difficili e complicati, è pensabile l’intervento diretto dello Stato nelle dinamiche economiche che, comunque, deve prioritariamente restituire i suoi debiti. In Gran Bretagna, ad esempio, oggi lo Stato sta cancellando il proprio debito pubblico attraverso la sua Banca centrale, che è pubblica. Il debito pubblico in assoluto non è mai un problema. Gli Stati Uniti d’America, tanto per capirci, hanno un debito pubblico che è 6 volte quello dell’Italia.

Il grande economista Winne Godley, non a caso diceva “non esiste debito cha il governo non possa onorare semplicemente chiedendo alla propria banca centrale di staccare un assegno”. E’ possibile riformare dall’interno questa Europa tecnocratica?

Non è possibile riformare questa Europa. Le istituzioni europee sono state pensate per perpetuare l’esistente. Io sono parlamentare europeo e mi sono reso conto che il tentativo di migliorare questa Europa è velleitario.

A chi rispondono del loro operato il presidente della Bce Mario Draghi o quello della Commissione europea Herman Van Rompuy?

A nessuno. La Bce non è una istituzione benefica ma è un società per azioni con scopo di lucro i cui azionisti sono delle banche private. La Bce persegue perciò il profitto. Lo fa vendendo moneta all’1% alle banche commerciali. Lo Stato, che non può più emettere moneta, è costretto ad indebitarsi presso le banche commerciali che non a caso sono detentrici del 75% del nostro debito pubblico italiano. Noi abbiamo un meccanismo che fa sì che lo Stato per ripianare il debito è costretto ad indebitarsi ulteriormente. La Commissione Europea rappresenta un’altra grossa anomalia, perché in uno Stato di diritto i tre poteri, legislativo , esecutivo e giudiziario, devono rimanere separati. In Europa, invece, il potere esecutivo e il potere legislativo sono entrambi nelle mani della Commissione. Il Parlamento europeo non ha sostanzialmente alcun  potere. L’Europa, inoltre, non è uno Stato di alcun tipo, né unitario, né federale né confederale:  è sostanzialmente una organizzazione internazionale. Una organizzazione cha ha però un potere invasivo nei confronti degli Stati che aderiscono all’Unione europea perché, tale adesione, li obbliga a sottostare alle risoluzioni europee. Tutto questo è contro il diritto internazionale. Solo lo Stato può vantare un diritto invasivo nei confronti dei cittadini. Se c’è un contrasto tra la risoluzione europea e la legge dello Stato prevale la risoluzione europea. E lo Stato che non applica la risoluzione europea viene per giunta pesantemente sanzionato. Non è forse questa una dittatura? La maggior parte delle leggi italiane, fate attenzione,  consiste soltanto nella riproposizione automatica e acritica delle decisioni prese in sede europea da uomini che non hanno ricevuto alcun mandato democratico.

Il Vaticano si è espresso favorevolmente nei confronti di Monti. Impressioni?

Sono sconcertato. Sono sconvolto perché Monti è l’esatto opposto della dottrina sociale della Chiesa. Monti  mette al centro la moneta e i mercati e ci dice che dallo spread dipende tutta la nostra vita, che dobbiamo vivere per salvare l’euro e soffrire per ridurre il debito pubblico. Questa concezione si scontra con chi considera la persona come depositaria di un valore intrinseco, con chi crede nella sacralità della vita, nella libertà di scelta e nella dignità del uomo. Questi sono valori non negoziabili. Mi preoccupa assai il fatto che la Chiesa, ai più alti livelli, si sia espressa a sostegno di Monti. Ho paura che ciò possa accadere per ragioni utilitaristiche e materiali, magari per strappare uno sconto sull’Imu. Questo sostegno esplicito e ossessivo potrebbe cioè essere il triste risultato di uno scambio poco spirituale. Ma gli italiani che oggi fanno la fame per colpa delle politiche di Monti non capiscono affatto l’atteggiamento della Chiesa.

Alcuni tuoi detrattori ti hanno dipinto come uno affetto dalla furia del convertito. Cosa rispondi a chi ti rivolge questo tipo di critica?

Io sono stato musulmano per 56 anni.  Distinguo nettamente tra la dimensione della persona e quella della religione. Considero tutte le persone pari sul piano della dignità e delle libertà. Sono contro qualsiasi tipo di discriminazione per ragioni di razza o religione. Al tempo stesso sono consapevole del fatto che le religioni non sono tutte uguali, che ogni religione contiene delle chiare specificità. L’ebraismo e il cristianesimo non sono identici all’Islam. Gesù Cristo e Maometto non sono la stessa cosa. Ciò che è scritto nel Corano non è uguale  a ciò che è scritto nei Vangeli. Ciò che si predica nelle chiese non è ciò che si predica nelle moschee. Quindi io denuncio il relativismo ideologico che, partendo dall’amore per il prossimo quale fondamento del cristianesimo nel quale credo fermamente, equipara l’islam al cristianesimo. Noi dobbiamo amare tutti, compresi i musulmani, ma il relativismo è un nemico pericoloso. Io rispetto e amo i musulmani come persone ma condanno l’islam come religione. L’islam si fonda su due pilastri: il Corano e Maometto. Nel Corano c’è la legittimazione ad odiare chi non è musulmano mentre Maometto è stato fondamentalmente un criminale, uno che ha direttamente partecipato nel 626 alle porte di Medina allo sgozzamento e alla decapitazione di 500 ebrei. Questo fatto lo troviamo nella sua biografia ufficiale, non in un testo critico. Di fronte  a questi fatti io non rinuncio a dire la verità. L’Islam è una religione che istiga e ordina la violenza nei confronti degli infedeli ebrei e cristiani.

E’ migliorata la condizione dei Paesi nordafricani in seguito alle cosiddetta primavera araba?

E’ peggiorata. Il punto di riferimento per gli islamici non è la democrazia ma la sharia. L’Egitto è un caso emblematico così come la Siria, dove si sta perpetrando un crimine nei confronti dei cristiani assassinati. Questa Europa è complice perché è schierata di fatto dalla parte delle bande terroristiche dei Fratelli musulmani e di Al Qaida.

da Il Moralista