11 genn – Il presidente della Commissione Antimafia, l’ex dc (fu il braccio destro di Zaccagnini a piazza del Gesù), poi pdl e ora centrista, Beppe Pisanu, riferendo in Parlamento sulla trattativa fra lo Stato italiano e la mafia siciliana, ne ha ammesso l’imbarazzante esistenza anche se ha precisato che «sembra logico parlare, più che di una trattativa sul 41-bis, di una tacita e parziale intesa tra le parti in conflitto».
Le parole di Pisanu, che si proponevano di essere soavemente assolutorie, si rivelano invece, oltre che massimamente inquietanti, anche pesanti come il piombo. Che cosa infatti vuol dire che c’è stata una «tacita e parziale intesa fra le parti in conflitto»? Pisanu, e con lui l’intera commissione antimafia e, con essa, l’intero Parlamento italiano, parlando di «intesa fra le parti in conflitto» ritengono forse che una delle due parti (cioè la mafia, non dimentichiamolo) possa essere un interlocutore dello Stato?
Se passa questa interpretazione inaccettabile, che vede lo Stato come interlocutore della mafia, si legittimano comportamenti esiziali per la convivenza civile. Con la mafia infatti lo Stato (che ha tutti i mezzi per contrastarla) non può mai trattare ma deve solo combattere, con tutti gli strumenti poderosi e adeguati che la legge gli mette a disposizione.
Pisanu ha poi detto che lo Stato non ha fatto alcuna trattativa ma sono stati uomini dello Stato alla spicciolata e, par di supporre, di loro iniziativa, che hanno cercato i contatti con la mafia ma che, a questi contatti, non hanno fatto seguito agevolazioni a favore dei mafiosi. Se la cosa non fosse terribilmente seria, verrebbe di invocare, a spiegazione di queste affermazioni, il concetto della madre che diceva che era vero che la figlia non sposata era rimasta incinta, ma solo un poco.
I fatti parlano chiaro. I mafiosi vedevano come fumo negli occhi il 41-bis (cioè il carcere duro, senza possibilità di contatti con altri, né all’interno, né all’esterno de carcere) e soprattutto le carceri confinate nelle isole. Ebbene, nel novembre ’93, durante il governo Ciampi, il ministro Giovanni Conso eliminò, in un botto solo, ben 140 articoli 41-bis. Non solo. Le carceri sulle isole vennero chiuse anche se erano state appena ristrutturate. Per motivi ecologici, si disse. Vergogna non è una parola sufficiente.
Pierluigi Magnaschi per Italiaoggi