Questa Europa ci sta sempre più deludendo. Non possiamo più confidare nella possibilità di decidere autonomamente come regolare il nostro ordinamento giuridico; tutto ci viene imposto e se il nostro Parlamento volesse deliberare qualcosa dovrebbe sempre tener conto delle decisioni assunte dai burocrati europei.
Meglio uscire da un’Europa che si è dimostrata per nulla solidale. Basta pensare all’impossibilità di intervenire a favore delle aziende in crisi e, quindi, lasciare che i loro dipendenti siano licenziati e rimangano disoccupati.
Se dovessimo decidere di uscire da questa Europa, bisogna prendere contezza delle possibili reazioni della stessa Europa. Reazioni che una persona perbene non si aspetterebbe, ma non si possono sottacere le seguenti affermazioni tratte dall’introduzione all’edizione italiana del libro “L’Impero invisibile” scritto dal giornalista investigativo, scrittore ed ex collaboratore del Kgb, Daniel Estulin:
“Cari lettori, vorrei che capiste che quella a cui stiamo assistendo oggi, ovvero la completa distruzione dell’economia mondiale, non è un caso accidentale e neppure un errore di calcolo scaturito da qualche imbroglio politico. Vi è invece una precisa volontà, un chiaro proposito. La ragione è che l’Impero sa che il progresso dell’umanità può determinare la fine imminente dell’Impero stesso, … . I signori dell’Impero stanno deliberatamente prendendo di mira gli Stati nazionali … attaccando le economie nazionali per distruggerle al fine di mantenere il potere. … .
Per distruggere … l’economia è necessario che ogni nazione sia guidata da persone asservite all’élite. … . In Italia, il governo eletto è stato estromesso per lasciare il posto a un gabinetto tecnocratico guidato da Mario Monti, amatissimo nella City di Londra, ex commissario europeo per la Concorrenza, presidente della maggiore università economica italiana, la <Bocconi> di Milano, membro permanente del Circolo Bilderberg, presidente europeo della Commissione Trilaterale, e membro dell’International Advisory Board di Goldman Sachs.
Vi prego, rendetevi conto che Monti non sta lavorando per l’Italia.
Egli è un traditore della nazione. Le brutali misure di austerità che il suo governo tecnocratico sta attuando dovrebbero renderlo perfettamente chiaro. … .
La lotta a cui stiamo assistendo oggi non è una lotta per la sopravvivenza delle banche centrali o dell’euro, ma è una lotta capitale tra i governi sovrani e il sistema oligarchico finanziario che va tutta a beneficio di una piccola élite. Qualunque nazione incapace di controllare la propria moneta non può essere sovrana, e qualunque nazione che non sia sovrana è vulnerabile agli assalti e ai sovvertimenti messi in atto da questa oligarchia.”
Quanto scrive Daniel Estulin ci fa capire che l’invasività dell’Europa, di questa Europa, è sinonimo di sottrazione non solo della nostra sovranità nazionale, ma rappresenta un’azione premeditata che vuole distruggere l’economia e il benessere delle popolazioni mondiali per consolidare il potere di pochi oligarchi associati in “circoli” esclusivi.
E’ importante essere consapevoli di ciò e preparare “antitodi” prima di diventare impotenti. L’esperienza storica delle nostre radici giudaico-cristiane ci deve far riflettere sulla circostanza che noi non siamo il popolo ebreo in Egitto; quel popolo aveva conservato i propri costumi, le proprie tradizioni e, soprattutto, la propria fede in Dio. Perciò, come lo stesso Estulin suggerisce, non spetta a Dio salvarci dalla follia collettiva. Sta a noi! Siamo responsabili verso le generazioni future la cui sopravvivenza dipende dalle azioni che intraprenderemo oggi.
Il popolo italiano, nel suo insieme, rifiuta di aderire al disegno di Dio. L’esempio più eclatante è l’indifferenza di fronte all’omicidio di massa di boccioli di vita indifesi: oltre 5.000.000 di aborti volontari sono avvenuti negli ospedali pubblici. Il paradosso è che questi interventi vengono fatti con urgenza (se si va oltre i tre mesi non è più possibile abortire), mentre per malattie patologiche i malati sono costretti a lunghe liste di attesa. E se non siamo un popolo unito in Dio come possiamo pretendere che l’Italia sia salvata da Lui?. Non possiamo discolparci come fece Adamo addossando la colpa ad Eva, e cioè dicendo che è l’Europa che ci costringe, perché noi possiamo riappropriarci della nostra sovranità: usciamo da questa Europa e cominciamo ad attuare il governo della nostra economia, della nostra libertà.
Non possiamo però illuderci che l’Italia, ora asservita all’élite internazionale attraverso l’imposizione di un governo non eletto liberamente dal popolo, venga lasciata libera di decidere il proprio destino. Il supporto fornito da politici che, forse illudendosi di far parte di quella élite, hanno tradito la propria Patria votandola al declino economico e morale, pone l’Italia nella condizione di dover subire degli attacchi feroci, dapprima persuasivi a tornare sulle nostre decisioni, e poi, di fronte alla nostra determinazione saremo attaccati da una speculazione finanziaria senza precedenti. Dobbiamo perciò riflettere e prepararci alla difesa.
Con la persuasione si vorrà convincere gli italiani al rigore, indicato come unica strada percorribile; si affermerà che il ritorno alla lira comporterebbe un processo di progressiva svalutazione monetaria con tutte le conseguenze negative che la storia ci ha già fatto vivere. E se, nonostante tutte le argomentazioni, gli italiani con il voto spazzassero via la classe politica collusa con il governo Monti, la finanza internazionale avvierebbe un attacco speculativo senza precedenti per relegare l’economia italiana al di fuori del mercato mondiale.
Nessuna paura: gli italiani hanno un’enorme capacità, una forza non riscontrabile in altri popoli; qual è questa forza? il risparmio. E’ questa capacità, garantita dalla Costituzione italiana, ma intaccata dai provvedimenti del governo Monti, che bisogna rafforzare per consolidare la potenza della sovranità dello Stato. Se la capacità di risparmio viene rafforzata e incanalata correttamente nulla possono gli attacchi speculativi dell’élite internazionale.
Il punto debole dell’economia italiana è il rilevante ammontare del debito pubblico. Attraverso il declassamento del rating dello Stato italiano, gli organismi finanziari nazionali sono stati costretti a cedere parte del portafoglio titoli a prezzi sviliti a causa di una norma vigente solo in Europa. Questa norma, alla luce di quanto scritto da Daniel Estulin, verosimilmente si prefiggeva proprio di creare il panico da “spread”, panico che ha determinato ulteriori vendite e perdite per gli Istituti che sono stati costretti, loro malgrado, alla cessione dei titoli di Stato italiani.
La sovranità monetaria potrebbe consentire l’affrancamento dal debito pubblico imponendo il rimborso con cambio alla pari lira/euro. Si conseguirebbe, sul bilancio statale, un effetto superiore a una manovra fiscale pari agli interessi sul debito restituito. Ma questa decisione sarebbe causa di una disponibilità monetaria sul mercato non facilmente assorbibile e, conseguentemente, di un’inflazione dalle dimensioni paurose. Stefano Di Francesco la stima in un 30%. Quindi il risparmio verrebbe colpito, ma anche le retribuzioni e le pensioni perderebbero il loro valore reale. Su tale crollo si innesterebbe la speculazione internazionale che con piccoli interventi avrebbe facile gioco dello Stato italiano e della sovranità da poco acquisita. Il diritto costituzionale alla tutela del risparmio verrebbe meno. I detrattori della sovranità monetaria avrebbero il sopravvento.
Io amo l’Italia è riuscita a confezionare una struttura dello Stato snella, funzionale, efficiente e con costi ridotti al minimo indispensabile. Ha valorizzato tutti i Comuni mettendoli sullo stesso piano, senza sudditanze verso altri se non lo Stato. Ha indicato la riduzione della pressione fiscale per avviare lo sviluppo, ma non ha specificato in modo chiaro le modalità di utilizzo della sovranità monetaria, ingenerando il sospetto che la sua politica economica sia soltanto un sogno. La necessità di modificare la Costituzione per realizzare gli obiettivi più importanti impone lunghi tempi di attesa, non inferiori ad un anno. Per usare una metafora direi che è stata costruita una nuova Maserati più potente, ma il carburante disponibile ha un basso numero di ottani.
Ecco perché ritengo che, preliminarmente alla riacquisizione dei poteri sovrani, occorre emanare dei provvedimenti legislativi capaci di far affrontare il passaggio dall’euro alla lira in maniera governabile e allo stesso tempo prevenendo gli attacchi speculativi. Provvedimenti che da soli forniscono garanzie di stabilità, governabilità e disponibilità di risorse per avviare lo sviluppo.
LE SOLUZIONI DA ME PROPOSTE SONO TRE (tutte assicurano il drenaggio della liquidità necessario per la transizione):
- sostituzione dell’IMU con un piano di risparmio;
- sottoscrizione di apposite emissioni di titoli di Stato a basso rendimento a carico di soggetti o società che abbiano posto in essere comportamenti non lineari, non trasparenti, moralmente non corretti, o che abbiano beneficiato più di altri dell’azione o dell’operato dello Stato o degli altri Enti pubblici;
- vendita di beni dello Stato e costituzione di società di gestione di poli del patrimonio artistico, le cui azioni devono essere offerte in via privilegiata ai detentori di titoli del debito pubblico.
Il primo provvedimento, nell’ipotesi di un’incasso da IMU di 21 miliardi di euro, è capace di drenare liquidità per 350 miliardi, riduce la pressione fiscale e innesta la fondata speranza, per la prima volta, che le promesse elettorali verranno veramente mantenute. Il conseguente innalzamento delle quotazioni farà conseguire un significativo capital gain ai possessori di titoli pubblici; tale beneficio deve essere mitigato nel secondo provvedimento nel quale deve essere imposta la sottoscrizione di titoli pubblici a tasso contenuto per i capital gains conseguiti successivamente all’entrata in vigore delle norme anti-spreads. Anche questo intervento consente allo Stato di drenare liquidità.
Il terzo provvedimento riguardante la vendita del patrimonio pubblico (che l’abolizione delle imposte patrimoniali avrà fatto rivalutare) e la formazione di società che amministrano e gestiscono aree museali da assegnare ai creditori dello Stato, privilegiando in maniera regressiva i titolari dei crediti più onerosi, consentirà di estinguere il debito pubblico, anche attraverso l’acquisto sul mercato dei titoli pubblici, finché le quotazioni si manterranno al di sotto della pari.
La dimensione del drenaggio dovrà essere oculatamente bilanciata da nuove emissioni di danaro per avviare la politica di sviluppo, ivi compresi nuovi investimenti nelle società di gestione del patrimonio artistico nelle quali lo Stato potrebbe aver conservato qualche partecipazione azionaria.
In definitiva, il drenaggio di liquidità viene compensato dal rimborso del debito pubblico facendo mantenere la parità tra lira ed euro. Conseguentemente, le scelte di politica monetaria in capo allo Stato rimangono perfettamente autonome da condizionamenti esterni ed è possibile avviare le politiche di sviluppo programmate e le riforme necessarie al Paese.
di Paolo Tanga – Ioamolitalia