7 genn – Assente da mesi dalla ribalta pubblica, il presidente siriano Bashar Assad torna in tv per parlare alla nazione. Nel suo discorso, sottolineato dagli applausi scroscianti di una vasta platea di sostenitori, promette una conferenza di riconciliazione nazionale ma esclude dal dialogo “le marionette dell’Occidente”,
I ribelli che combattono contro il governo siriano sono “terroristi” e “criminali” legati ad Al Qaeda, ha detto Assad. “Sono nemici del popolo, nemici di Dio. La chiamano rivoluzione, ma non hanno nulla a che vedere con essa. Una rivoluzione ha bisogno di pensatori, ma questo è branco di criminali“, ha proseguito Assad che ha promesso di sconfiggere la ribellione.
Il presidente siriano ha promesso la convocazione di una “conferenza nazionale per il dialogo”, spiegando di “voler combattere il terrorismo pur cercando una soluzione politica alla crisi”. Ma ha parlato anche di una nuova carta nazionale e di una amnistia. Poi si è detto “grato” per il sostegno offerto al suo regime da Russia, Cina e Iran.
Il piano proposto da Assad prevede una serie di tappe. Prima di tutto le potenze esterne dovranno smettere di armare “i gruppi terroristici” e dovranno cessare le operazioni terroristiche. Poi l’esercito metterà fine alle operazioni militari, pur riservandosi il diritto di difendere gli interessi dello Stato. Successivamente il governo di Damasco indirà una conferenza di riconciliazione con “singoli siriani e partiti politici” che “non hanno tradito la Siria”. La conferenza di riconciliazione servirà a definire una Carta nazionale che verrà sottoposta a referendum, sulla base della quale verranno indette elezioni parlamentari che porteranno ad un nuovo governo e ad una amnistia.
Il discorso di oggi è il primo di Assad in pubblico dallo scorso mese di giugno. In novembre il presidente siriano aveva detto alla televisione russa di respingere ogni ipotesi idi esilio, dichiarando di voler “vivere e morire in Siria”. Da quando e’ scoppiata la ribellione in Siria, nel marzo 2011, vi sono stati 60mila morti, secondo stime diffuse questa settimana dall’Onu.