Vietti: ”Sulle candidature dei magistrati servono regole”

29 dic – “Il magistrato non deve solo essere ma anche apparire imparziale”, perche’ “quando l’arbitro scende in campo si pone un problema non solo per la sua imparzialita’ nel passato ma anche per quella di tutti coloro che esercitano la medesima funzione”.

A parlare e’ Michele Vietti, vicepresidente del Csm che, in un’intervista a La Stampa, spiega l’inopportunita’ dell’impegno in politica dei magistrati, all’indomani della candidatura di Pietro Grasso, e prima di lui di Antonio Ingroia. In proposito, Vietti premette: “Non faccio considerazioni di carattere personale riferite al singolo magistrato”, “il problema non sono Piero Grasso o Antonio Ingroia, o i meno noti Dambruoso o Amore ma il tema di carattere generale dell’impegno in politica dei magistrati”

. “Se vogliamo mantenere il nostro schema costituzionale – dice ancora Vietti – che riconduce entrambe le figure – giudice e pm – alla stessa magistratura con le stesse garanzie per una giustizia credibile e’ l’autorevolezza dei suoi rappresentanti e questa non puo’ prescindere dall’imparzialita’”. Il vicepresidente del Csm si chiede: “Come non collegare il circuito mediatico giudiziario da tutti deplorato con l’inevitabile effetto notorieta’ che attribuisce ai suoi protagonisti?

E se la notorieta’ diventa requisito per la candidabilita’ come fugare nell’opinione pubblica il sospetto che tra l’iniziativa giudiziaria e la ricerca di notorieta’ non ci sia un nesso di causalita’? Tutto questo e’ reso particolarmente delicato dal sistema politico bipolare”. E ancora, secondo Vietti, non si puo’ semplicisticamente dire che “il magistrato e’ un cittadino come tutti gli altri, perche’ quando si tratta di difendere le garanzie e le prerogative tutti richiamiamo la peculiarita’ del suo ruolo”.

Vietti auspica dunque che “nella prossima legislatura si affronti finalmente in modo organico la questione sia disciplinando in modo piu’ rigido le incompatibilita’, allontanando il piu’ possibile nel tempo e nello spazio il candidato dal luogo di esercizio della sua funzione, sia prevedendo, come gia’ ipotizzato nella proposta di legge Casson e in altre, che il magistrato che ‘sale in politica’ al termine della sua esperienza debba trovare collocazione in altra funzione per la pubblica amministrazione”.  adnk