Il mondo è fatto a scale: c’è chi scende e c’è chi sale…
Saglie, saglie
Cu’ sta spòrta chièna d’aglie
Si nun saglie e scinne
Tutta ‘sta rrobba nunn’a vinne
Scalinatella longa longa longa longa, strettulella, strettulella…
27 dic – Giusto: lui “sale”. Già che c’era, poteva dire direttamente “ascendo” viste le modalità della sua santificazione istituzionale. Sempre così, un paio di metri sopra la terra fredda e negra, dove la gente sgobba, si dispera, s’industria. Non una macchia sul verde del loden, non un capello azzurrino spostato dal vento, non un calletto malefico a disturbare un incedere trionfale. La corte di quelli che contano acclama in coro: “mira il tuo popolo o bel signore ridotto a suddito, dall’Ascensore”.
Se qualcuno non se ne fosse accorto, ora il regime c’è davvero. C’è un tale nominato un giorno dal Re, che sa che le elezioni sono una farsa e che qualunque verdetto uscirà dalle urne, lui sarà lì; prima, in democrazia, i candidati presentavano il programma e gli elettori, con il voto, sceglievano cosa fare. Ora il programma è imposto, “nominato” pure lui sotto lo pseudonimo di “agenda” e sarà un drappello di nominati che s’incaricherà di portarlo ad esecuzione. Con la scheda elettorale, possiamo pulirci il posteriore dolorante, non certo scegliere il nostro destino.
I mentecatti di destra e di sinistra, in parlamento (il centro è il cerchio magico del dittatore), con il loro comportamento demenziale hanno ucciso la nostra speranza della democrazia. Toccava a loro, mentre l’Ascendente sfasciava il paese, sbrigarsi a fare le riforme per arginare la deriva tecnocratica. Invece se ne sono strainpipati — poltrona assistimi! invidia crepa! — e l’hanno lasciato fare battendo cassa, non certo ciglio; Cav — mammola — ora trasformato in Stracav furioso, probabilmente pensava che lo smart prof. avrebbe mantenuto l’impegno di mettere sul tavolo le riforme istituzionali: ma le riforme si fanno in parlamento, con maggioranze qualificate, e noi abbiamo avuto maggioranze e minoranze squalificate e dissennate.
Ed ora con il beneplacito serafico degli adoratori della Costituzione — mentre tutti si posizionano ai nastri di partenza per rimediare un pugno di voti, essere ricandidati, candidati per essere premiati, futuri trombati con prebenda -, Mister Loden si piazza su Twitter. Non segue nessuno, lui, per carità. Comodamente detta legge. Tra due mesi, con parlamento ingestibile il pre-scelto se ne tornerà a Palazzo Chigi, sostenuto dall’unica maggioranza ingente che possa darsi nella nostra terra: quella dei voltagabbana, mangiapane a tradimento, monatti e profittatori. Quello che pensano gli Italiani, di cosa hanno bisogno, come stanno, non interessa, è parva materia: si vede che “è l’Europa che ce lo chiede”.
E noi zitti. Si può cogliere il grottesco nell’enormità dei fatti: un tale che a mezzanotte del 25 dicembre, senza nemmeno provarci a dire — “scusate il disturbo, Buon Natale” mentre siamo intenti a posare delicatamente il bambino nella mangiatoia del nostro Presepe, ci butta un’agenda in testa. Robadamatti.
Eccolo finalmente realizzato il regime che tutti paventavano “quando c’era lui”. I veri killers della democrazia non hanno emozioni: sparano a freddo, incuranti delle vittime, dello spazio, del tempo, dei sogni, delle lacrime. Non siamo più liberi eppure non ce ne accorgiamo. Fingono di lasciarci pensare ed entrano nella nostra vita, analizzandola come un reperto anatomico.
Il Cav grida alla luna. Lui che abbassò più volte la testa credendosi in torto e così tradendo — ahinoi — il suo mandato, adesso irrompe in ogni spazio a raccontare la verità. Maldestro e malcircondato come sempre, ha l’aria di dar di matto ed invece ci sta indicando una strada. Ci sta dicendo: “fate come volete, me o Bersani, non importa, ma date la maggioranza assoluta ad uno di noi: non votate i partitini, siate integralmente bipolari.” È l’unico modo, non ce ne sono altri per sventare il complotto e ripristinare un pizzico di democrazia, l’unica strada per lasciare con un palmo di naso il twittatore natalizio e tutta la sua corte dei miracoli: Casini, Fini, Montezemolo, Frattini, Ingoia, etc etc. Il resto è chiacchiera. Le liste non saranno perfette, i programmi nemmeno, storceremo il naso ma non importa: quello che conta è la libertà. È un’impresa disperata ma possiamo farcela, se esiste ancora in Italia una maggioranza di Patrioti che non sono al soldo dei poteri grandi e piccoli che vogliono un’Italia forte che possa riformarsi e riformare l’Europa. Pidì o Pdl, non altri. L’agenda la dettiamo noi, cazzo. In caso contrario, state certi, Monti non ce lo toglie nessuno. Buon Natale fatto. E pure misfatto.
Angela Piscitelli, 26 dicembre 2012
zonadifrontiera.org