25 dic – Non è un clima di festa quello che si vive a Damasco. Gli abitanti sono consapevoli che il Paese è devastato e che la situazione potrebbe precipitare presto anche nella capitale, feudo di Assad e abitata da molti cristiani. La maggior parte di loro continua a sostenere il regime per il timore di vendette degli integralisti.
“Siamo tristi – dice una donna – perché c’è gente che sta soffrendo. Non è un periodo di festa come in passato, perché in tutto il Paese ci sono persone in lutto. Il nostro Paese si sta distruggendo e questo ci dà insicurezza.”
“L’anno scorso di questi tempi – afferma un commerciante – ci aspettavamo che la crisi finisse al massimo dopo un mese. Ma è durata ancora un anno. La gente è triste. Non sappiamo che fine faremo o quando la crisi si risolverà. Non vediamo una via d’uscita.”
Col protrarsi del conflitto, si è aggravata anche la crisi economica.
Secondo stime delle agenzie dell’Onu, 300 mila cristiani su 1 milione e 800 mila registrati in Siria sono fuggiti, soprattutto verso il Libano.
Minacciati da alcune frange dei ribelli perché considerati spie del regime di Bashar al Assad. Il regime li accusa, invece, di proteggere gli insorti. In Siria i cristiani sono circa il 10% della popolazione e tutti si preoccupano, anche durante le celebrazioni per il Natale, di quale sarà il loro futuro se dovessero vincere i ribelli.
Dica una fedele: “Oggi distribuiamo qualcosa alle famiglie che hanno perso tutto: Sono state scacciate dalle proprie case speriamo che, a Dio piacendo, saremo in grado di far sorridere i nostri figli, se ci riuscissimo sarebbe abbastanza”.
In una chiesa cristiana di Damasco i fedeli si sono ritrovati per celebrare il Natale, il secondo consecutivo insanguinato da una guerra civile che non accenna a finire. EURONEWS