18 dic -E’ tornato a Bari stamane Savino Parisi, forse il piu’ noto e piu’ importante boss della criminalita’ del capoluogo pugliese. Savinuccio, che ha trascorso tre anni di carcere a Novara, e’ stato scarcerato per decorrenza dei termini. Dopo un passaggio in Questura, dove gli e’ stato notificato il regime di sorveglianza speciale cui dovra’ attenersi, e’ stato portato nella sua abitazione al quartiere Japigia, il feudo del suo clan.
Parisi era detenuto in attesa del giudizio di primo grado del processo scaturito dall’operazione Domino, dell’autunno 2009, ma nel frattempo i tempi per la custodia cautelare sono scaduti e, non avendo altre condanne passate in giudicato, ha potuto lasciare il carcere piemontese. A Bari e’ gia’ scattato l’allarme. La sua presenza preoccupa.
Parisi ha passato un anno in carcere nel regime restrittivo previsto dall’articolo 41bis. Nella maxi operazione ‘Domino’ condotta dalla Guardia di finanza e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari vennero coinvolte in tutto 83 persone accusate di associazione mafiosa, tentato di omicidio, traffico internazionale di droga, usura, turbativa d’asta e riciclaggio. Tra gli anni novanta e i duemila ha trascorso altri 13 anni in carcere per associazione finalizzata al traffico di droga.
“Adesso basta”. Non si trattengono poliziotti, carabinieri, finanzieri. Sono tutti furibondi. La notizia della scarcerazione del boss barese Savino Parisi proprio non se l’aspettavano. “Noi facciamo le indagini, arrestiamo i componenti dei clan, controlliamo il territorio e poi il nostro lavoro finisce così”.
Dice il segretario generale del Siap (sindacato italiano di polizia) Giuseppe Tiani: ” Pensiamo sia opportuno e invitiamo il ministro della Giustizia e il ministro dell’Interno, per le competenze che sono proprie, ad aprire un’inchiesta interna che porti a una severa sanzione per coloro i quali hanno gestito con superficialità il fascicolo in esame. Non è possibile che poi lo sforzo e il risultato sviluppato dalle forze dell’ordine, nonostante i pochi mezzi e i pochi uomini e i tagli lineari operati dagli ultimi due governi Berlusconi e Monti, sia vanificato con messaggi così negativi rispetto al funzionamento della giustizia e dei sistemi interni di controllo e verifica”.