18 dic. – Un discorso dai toni gonfi di dispiacere, e “rammarico” e’ una parola che fa capolino in qualche passaggio: Giorgio Napolitano critica la “legislatura perduta” – quella che poteva fare le riforme e non le ha fatte – prende atto che il suo progetto politico e’ andato in fumo nel momento in cui Mario Monti si e’ dimesso, e fa sapere una volta di piu’ che un settennato basta, e a lui non ne interessa un altro.
Ma sopprattutto, di fronte alle alte cariche dello Stato che sono venute ad ascoltarlo nel Salone dei corazzieri, avverte: voglio una campagna elettorale che non azzeri, con le sue polemiche, il lavoro svolto finora e, alla fine, conferiro’ io l’incarico – mio malgrado – ma a quel punto lo faro’ sulla base dell’esito delle urne.
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Il Capo dello Stato aveva dato appuntamento a oggi pomeriggio da piu’ di una settimana, da quando Monto gli aveva fatto sapere di sentirsi sfiduciato dal Pdl. “Parlero’ allora”, aveva detto, ed arrivato all’appuntamento non ha certo rinunciato a compiere quell’operazione che qualche suo predecessore avrebbe definito come “togliersi i sassolini dalle scarpe”.
Innanzitutto, la legislatura non doveva finire in modo cosi’ brusco. La cosa rende Napolitano “preoccupato e rammaricato”. Seguira’ ora una campagna elettorale che difficilmente sara’ all’insegna del fair-play. Quindi attenzione a “non bruciare la fiducia riconquistata dal Paese” con promesse che non possono essere mantenute. Si diano idee serie, si prospettino soluzioni praticabili. Infatti, se ci sara’ bisogno di rilanciare la crescita, sara’ anche impossibile distaccarsi dal rigore. E sia chiaro: in Europa “la posizione dell’Italia e’ segnata”.
Secondo punto: la legislatura che si e’ chiusa poteva presentare un bilancio molto migliore. Napolitano non usa la parola “fallimento”, ma definisce il mandato parlamentare appena terminato una “legislatura perduta“. Molto si poteva fare per rivedere la seconda parte della Costituzione, quasi nulla e’ arrivato in porto. Quanto poi alla legge elettorale, tornare fra tre mesi a votare con il vecchio Porcellum e’ addirittura “grave e imperdonabile”.
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Una volta che le urne avranno dato il loro responso si aprira’ una nuova fase. Ci sara’ una “naturale riassunzione da parte delle forze politiche del proprio ruolo”, ed un Capo dello Stato che voleva chiudere prima del tempo naturale la sua esperienza al Quirinale dovra’ conferire l’incarico al prossimo premier. “Lo faro’ mio malgrado”, ammette Napolitano. E lo fara’ sulla base del responso delle urne.
Una affermazione logica, che trova la sua spiegazione anche nel fatto che durante i colloqui dei giorni scorsi sarebbe emersa da parte di Monti la naturale predisposizione piu’ a un ruolo esecutivo che a un ruolo di rappresentanza istituzionale.
E oggi il capo dello stato ha voluto far presente che il compito di incaricare il nuovo premier spettera’ a lui ma che, diversamente da quanto avvenuto un anno fa, con il ritorno del ruolo della politica, si atterra’ a quanto decideranno gli elettori, prendendo atto dell’esito del voto senza ulteriori valutazioni e interpretazioni.
In questi giorni molto si e’ parlato, infine, di una scontentezza di Napolitano verso Monti. Niente di ufficiale trapela a riguardo, ma oggi al Quirinale, prima di voltarsi e stringergli la mano, Napolitano ha tenuto in attesa Monti per diversi minuti. agi