18 dic – ”Oggi compiamo uno storico passo in avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori, riconoscendo sul piano giuridico il lavoro domestico quale forma effettiva di attivita’ professionale”. Cosi’, il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che ha firmato oggi la ”Convenzione sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici”.
”L’Italia ha voluto essere tra i primi Paesi europei a firmarla – sottolinea il capo della diplomazia italiana – perche’ e’ una Convenzione che favorisce la coesione sociale e l’affermazione dei diritti, in particolare quelli delle donne, parametro fondamentale di civilta’. Vi aderiamo anche grazie al grande impegno personale del Ministro Elsa Fornero, con cui ho lavorato in stretto coordinamento”.
Assume un alto valore simbolico, sottolinea la Farnesina, la circostanza che la firma sia volutamente avvenuta in coincidenza con la Giornata internazionale del migrante. Il pieno rispetto dei diritti dei migranti e’ presupposto indispensabile per lo sviluppo economico e sociale dei Paesi in cui essi vivono e lavorano.
In tal senso, anche in considerazione dell’alto tasso di cittadini stranieri impiegati in Italia nel settore, riveste particolare rilevanza per l’Italia la specifica protezione accordata dalla Convenzione ai lavoratori domestici stranieri.
La Convenzione sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici e’ stata adottata nel giugno dello scorso anno, e mira ad assicurare uno standard adeguato di tutela in favore dei lavoratori domestici, nel pieno rispetto dell’uguaglianza di genere, tenuto conto anche dell’elevato numero di donne impiegate in tale settore.
La Convenzione prevede, in particolare, il diritto dei lavoratori domestici ad essere informati sui termini e sulle condizioni di impiego, vieta il lavoro forzato e regola i metodi per l’assunzione.
Allo stesso tempo vengono introdotti requisiti minimi in termini di alloggio e rispetto della privacy per i lavoratori che vivono presso le famiglie d’impiego. Gli Stati che aderiscono alla Convenzione sono anche chiamati a fissare un’eta’ minima per l’ammissione al lavoro domestico, in conformita’ con gli strumenti di tutela internazionale dei minori. asca