Bimba rapita e portata in Siria dal padre. L’appello della mamma

18 dic – ”Oggi e’ un anno esatto che hanno rapito mia figlia. E io non so dove sta e come sta, non so nemmeno se e’ ancora viva”. In questo modo Alice Rossini rinnova il suo appello un anno dopo essersi vista portare via la piccola Emma, oggi due anni e nove mesi, dall’ex marito siriano. L’uomo avrebbe tentato la carta del ”riscatto”, e soprattutto quella delle minacce prima di interrompere del tutto i contatti.

Padre musulmano rapisce la figlia e chiede riscatto alla moglie italiana

”La situazione e’ apparsa subito estremamente complessa – afferma l’avvocato Luca Zita, che le sta provando tutte per risolvere la questione – anche perche’ la Siria non aderisce alla Convenzione dell’Aja che disciplina i casi di sottrazione internazionale di minore: con la signora siamo anche andati a Damasco, dove pero’ non esisteva traccia ufficiale del rientro di Kharat”.

”Sono mesi che non abbiamo novita’ – conferma Alice Rossini – lo zio di mio marito dice che la piccola sta bene, sempre nello stesso villaggio, la moglie racconta che i nonni l’hanno portata via, in fuga dalla guerra. Abbiamo chiesto aiuto al ministero degli Esteri, a quello della Giustizia, all’Interpol, ma nessuno finora ci ha davvero dato una mano”, lamenta Alice che pero’ promette di non arrendersi, di lottare ”finche’ ne avro’ la forza”.

”Il governo italiano si impegni a riportare quanto prima in Italia Houda Emma Kharat, attivando se necessario i servizi segreti italiani e di altri Paesi”, chiede la petizione popolare promossa dal Coordinamento internazionale delle associazioni a tutela dei diritti dei minori, presieduto da Aurelia Passaseo, a un anno esatto dal sequestro della bimba da parte del padre siriano.

”Il governo – prosegue la petizione – comunichi ed informi la mamma (Alice Rossini, ndr) con notizie certe in merito alla situazione reale inerente l’andamento della situazione di ricerca e di dove si trovi Emma”. asca