15 dic – Per oltre 1 milione di pmi la pressione fiscale è aumentata del 22,6% in 1 anno. L’aumento delle tasse ha costretto il 58% delle imprese a chiedere prestiti e a dilazionare i pagamenti e il 61% ha rinunciato a investire e ritardato i pagamenti ai fornitori. Questo il quadro tracciato da un sondaggio Ispo-Confartigianato su un campione di imprenditori artigiani, che rileva come per il 74% delle imprese, pari a 1.067.214, negli ultimi 12 mesi la pressione fiscale è cresciuta in media del 22,6%.
La percentuale del 74% di imprese che dichiara un aumento delle tasse viene addirittura superata nei casi delle imprese con dipendenti (79%), in quelle localizzate nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%), nelle aziende impegnate nel settore dei servizi alla persona (80%). Il sondaggio mette in luce anche le pesanti conseguenze della crescita della pressione fiscale: il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare investimenti in azienda.
Per il 26% delle imprese l’accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte. Effetti negativi anche sull’occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare i dipendenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali. tmnews