4 dic. – “Non spettava” alla Procura di Palermo “valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica” captate nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia.
Lo ha sancito la Corte costituzionale, in accoglimento del conflitto di attribuzione tra poteri sollevato dal Quirinale nei confronti dei magistrati siciliani. Secondo la Consulta, non spettava ai pm di Palermo “omettere di chiedere al giudice l’immediata distruzione” di tali intercettazioni, “ai sensi dell’articolo 271, terzo comma, cpp e con modalita’ idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti” . agi
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