Cassazione: tempo libero è diritto ‘immaginario’, non e’ risarcibile

4 dic – l tempo libero e’ un diritto che, per quanto ricompreso negli “elevati valori di vita spirituale”, non assurge “a livello di possibile fonte di un danno risarcibile”.

Lo ha sancito la Cassazione, respingendo il ricorso di un avvocato di Milano, Nicola S., che chiedeva un risarcimento danni di 458 mila euro perche’, “in seguito ad una serie di disservizi di cancelleria e degli ufficiali giudiziari”, si era visto costretto a lavorare oltre il dovuto, occupando anche le giornate domenicali dedicate al riposo.

Secondo la Cassazione, che ha respinto il ricorso dell’avvocato che nel 1999 aveva vinto un’ importante battaglia contro il Fisco a nome di tanti ‘perseguitati’, la “perdita del tempo libero” non puo’ essere risarcita. Nel caso in questione, la Terza sezione civile – sentenza 21725 – fa presente che il legale e’ un “libero professionista che ben puo’ scegliere e decidere la quantita’ degli impegni che e’ in grado di gestire in modo ragionevole”. Nel senso, spiega la Suprema Corte, che “puo’ dosare, con adeguata organizzazione professionale ed avvalendosi dell’opera di collaboratori, il giusto equilibrio tra lavoro e tempo libero”.

Peraltro, fa notare ancora la Cassazione, “gli esborsi che sara’ chiamato a sostenere, anche in termini di sacrificio del proprio tempo libero, saranno posti entro i limiti consentiti dalle tabelle professionali, a carico dei clienti che abbiano chiesto di avvalersi della sua opera”.

La Suprema Corte ricorda che il diritto al tempo libero, rientrando nel diritto ‘immaginario’, non assurge al livello di “fonte di danno risarcibile”. E, piu’ in generale, osserva che il ristoro dei danni non patrimoniali non scatta quando “il danno e’ futile, vale a dire non consista in meri disagi o fastidi, ovvero nella lesione di diritti del tutto immaginari, come quello alla qualita’ della vita o alla felicita’”. Convalidata la sentenza della Corte d’appello di Milano del giugno 2010. adnk