Di Michael Sfaradi – Tel Aviv 1 dicembre 2012
Con un comunicato di oggi l’agenzia di stampa Reuters, nella versione statunitense, conferma la gravissima crisi e le ore di terrore che si sono vissute nella centrale nucleare di Bushehr, in Iran, circa un mese fa.
La notizia, una di quelle che dovrebbero far gelare i polsi, girava già da un paio di settimane ma non si poteva pubblicare per mancanza di riscontri attendibili.
Oggi però la Reuters, con il suo comunicato, oltre a raccontare alcuni particolari già di per sé inquietanti, valorizza anche altre informazioni collegate alla vicenda che erano filtrate attraverso la stretta maglia della censura iraniana.
L’improvvisa chiusura della centrale atomica di Bushehr, di fabbricazione russa da 1000 megawatt di potenza, con la rimozione del combustibile dall’impianto è un evento che dovrebbe svegliare dal torpore chi di dovere e dovrebbe inoltre far scaturire decisi quesiti soprattutto da parte dell’Agenzia per l’Energia Nucleare dell’ONU.
Cosa è successo esattamente? La domanda è più che legittima visto che la procedura adottata è normale quando si tratta di barre esaurite ma diventa estremamente sospetta quando viene effettuata su barre ancora attive.
Poi se aggiungiamo che la cosa si è ripetuta per ben due volte nel giro di un anno, i sospetti aumentano e diventano delle mezze certezze.
Alcuni dei bulloni di massima sicurezza si sono staccati dalla struttura e sono stati ritrovati all’interno delle vasche.
A questo punto nessuno può sapere se si è trattato di un sabotaggio o del risultato di strane prove che sono state fatte all’interno della centrale nei mesi scorsi.
Fatto sta che il problema c’è stato, ed è stato decisamente serio e delicato, tanto che lo stesso Putin ha disposto l’invio immediato in Iran delle squadre di soccorso specializzate per questo tipo di emergenze.
Le altre notizie filtrate, e che per il momento non hanno avuto conferma, ci raccontano che nella centrale si sono verificati una serie di guasti che hanno fatto temere il peggio, dalla fuoriuscita di materiale radioattivo all’esplosione del nocciolo.
Non lo sapremo mai con certezza, ma abbiamo forse rischiato una situazione simile a quella di Chernobyl in salsa iraniana. Per diversi giorni oltre un milione e cinquecentomila persone sono state, senza saperlo, ad alto rischio e non sappiamo, e probabilmente non sapremo mai, se ci saranno delle conseguenze a breve o a lungo termine.
La centrale nucleare di Bushehr, comunque, non è considerata a rischio di proliferazione dalla maggior parte degli Stati occidentali che, infatti, sono più concentrati verso altri siti per i quali l’Iran ha sfidato, dal momento che si è arricchito l’uranio oltre i livelli necessari per alimentare le centrali elettriche, la pressione globale e le sanzioni delle Nazioni Unite.
Ma non è tutto, funzionari occidentali hanno a più riprese espresso preoccupazione per lo scarico del carburante dalla centrale fatto in maniera decisamente sbrigativa.
I dubbi che sono stati sollevati riguardano soprattutto la sicurezza delle operazioni e la confusione che si crea intorno ai pericolosissimi materiali usati e all’impossibilità di monitorarne uso e fini.
Più di ogni altra cosa, però, quello che ancora lascia sconcertati è tutta la segretezza che è stata imposta su queste operazioni, quasi si volesse nascondere qualche segreto che se venisse alla luce potrebbe confermare quello che Israele urla da anni inascoltata, e cioè che dietro al nucleare iraniano ci siano diversi e importanti programmi militari.