Il diagramma iraniano

di Michael Sfaradi
Tel Aviv 29 novembre 2012

La notizia che qualcuno (si dice la lunga mano del Mossad) fosse entrato in possesso o magari avesse rubato uno dei diagrammi usati dagli scienziati che stanno lavorando al programma nucleare iraniano era sussurrata da giorni, ma prima di parlarne apertamente si aspettava una qualche conferma. Poi, ieri sera, come un fulmine a ciel sereno, uno di questi diagrammi è stato passato all’agenzia Associated Press e da quel momento la notizia è uscita allo scoperto ed ha fatto il giro del mondo.

In verità già un anno fa l’agenzia dell’ONU sull’energia atomica aveva citato questi diagrammi, senza però pubblicarli, in sostanza la notizia su questi documenti era stata fatta trapelare ma solo in parte.
Era il classico modo di far capire al governo iraniano che si era a conoscenza del vero programma e dei veri scopi dello stesso. La speranza era che una volta scoperte le sue vere intenzioni Teheran facesse dei passi indietro.

Il fatto che una delle più importanti agenzia di stampa al mondo sia entrata in possesso di un documento di questa importanza, e lo abbia pubblicato, oltre ad accendere l’attenzione su un problema che in molti avevano probabilmente sottovalutato fa capire agli addetti ai lavori che si è passati ad una nuova fase dove i colloqui non sono più sotterranei o su tavoli di trattativa riservata ma alla luce del giorno e sulle pagine dei giornali.

In questo modo, e qui si capisce quale sia la gravità e lo stato di urgenza, anche l’opinione pubblica incomincia a essere più dettagliatamente informata su un nodo, come il nucleare iraniano, che anche se fino ad oggi è stato tenuto sempre in sordina, da troppo tempo tiene con il fiato sospeso la quasi totalità delle cancellerie occidentali.

Il diagramma pubblicato, che David Albright esperto di nucleare dell’Institute for Science and International Security ritiene autentico, dimostra come la bomba che si sta progettando in Iran potrà raggiungere potenza di cinquanta chilotoni, se pensiamo che l’atomica di Hiroshima era di quindici chilotoni l’obbiettivo degli Ayatollah è una bomba con la forza distruttiva tre volte superiore.

La pubblicazione di questo documento potrebbe far saltare definitivamente il paravento del nucleare a scopo pacifico dietro al quale si è sempre nascosto il governo iraniano ed aprire nuovi e inquietanti scenari.
Innanzitutto certifica definitivamente tutti i rapporti di intelligence, alcuni molto dettagliati, che Israele aveva consegnato sia alla Casa Bianca che al Palazzo di Vetro e mette in grave imbarazzo tutti coloro che avrebbero dovuto seguire e controllare i progressi e i fini del programma iraniano.

Che l’opzione militare sia avvicini? È impossibile dirlo, ma la pubblicazione del documento subito dopo la guerra a Gaza che aveva distolto l’attenzione della comunità internazionale su ciò che accadeva a Teheran e dintorni e poco prima della votazione all’ONU sull’accettazione della Palestina come Stato non membro, ha una tempistica politica che non può rimanere invisibile agli occhi degli addetti ai lavori.

A questo bisogna poi aggiungere dei particolari che se vogliamo rendono il quadro della situazione ancora più ingarbugliato.
Innanzitutto tre diplomatici dell’AIEA, l’agenzia dell’ONU per l’energia nucleare, hanno dichiarato in maniera anonima che l’Iran potrebbe, in tempi brevi, decidere di arricchire l’uranio oltre il venti per cento.
Poi ci sono voci, che anche se non sono state confermate non sono state neanche smentite, che riportano una notizia estremamente grave e cioè che si sono perse le tracce di un considerevole quantitativo di uranio arricchito, si stima fra il chilo e mezzo e i tre chili, e per finire, e questo è confermato dalla stessa IRNA agenzia di stampa iraniana, gli addetti al programma stanno trasferendo tutti i macchinari, comprese le centrifughe, in un nuovo sito sotterraneo a prova di bombardamento nella località di Fordo.

Negli scorsi anni abbiamo assistito all’eliminazione sistematica di diversi scienziati che lavoravano al progetto, in molti erano sicuri che dietro a queste esplosioni e morti improvvise ci fosse lo zampino del Mossad di Meir Dagan, ma tutto questo è riuscito solo a rallentare il programma nucleare, certo non a fermarlo.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, durante il suo discorso all’ONU, aveva messo un segno rosso su un cartello, segno che indicava il limite di arricchimento oltre il quale l’Iran non sarebbe dovuta andare.
Siamo arrivati alla resa dei conti? Solo nei prossimi mesi avremo la risposta.