24 nov – Anch’io sono rimasto sorpreso, caro signor Martinetti. E credo che, a parte pochi eletti, tantissimi siano rimasti sorpresi, in Italia e altrove, per questo parere espresso dal presidente Napolitano e per la sua preoccupazione, come recitava ieri il nostro titolo di prima pagina, di ”tenere Monti di riserva”. Mario Monti, a mio avviso, non e’ uomo da panchina e questo e’ un tempo nel quale risorse preziose come quella dell’attuale presidente del Consiglio vanno spese per il bene del Paese”.
E’ quanto afferma il direttore del giornale dei vescovi ‘Avvenire’ in risposta alla lettera di un lettore che lamenta una sorta di intenzione di Napolitano di tenere in naftalina Monti chiedendosi il perche’. Un motivo che il lettore (Antonio Martinetti da Ghemme) individua nell’intenzione di non tagliare la strada al Pd. Di qui la dichiarazione di sorpresa per ”l’uscita impropria” del capo dello Stato.
”Una sorpresa e una speranza” e’ il titolo del giornale alla risposta di Tarquinio. Sorpresa evidentemente per l’uscita di Napolitano e speranza che comunque Monti, da cittadino, parli politicamente e corrisponda alla liste che a lui vuole ispirarsi.
Parlando di bene del Paese, Tarquinio spiega che e’ ”Un bene che non sollecita solo rigore, equita’ e lungimiranza nell’azione di governo e nell’interpretazione della cosiddetta ‘agenda Monti’, ma anche uno sforzo straordinario d’impegno, di consapevolezza e – oso dire – di umilta’ per ridare equilibrio a un sistema politico che ha perso uno dei suoi perni (quello, come piace dire a me e come vorrei che fosse, moderato-riformista) e che vede ergersi, pur rimpicciolito, solo l’altro (quello che viene definito progressista e che vorrei non fosse condizionato dai radicalismi) in un panorama di macerie”.
”Un bene -aggiunge- che richiederebbe un assetto bipolare da Paese normale, cioe’ capace di fare scelte condivise e in fasi cruciali (e provvisorie) di tenere la giusta rotta con tenacia convergente. Un bene che dovrebbe far resistere all’illusione disastrosa di un bipolarismo fasullo: con la marea dell’antipolitica a ribollire attorno al pilone unico di un nuovo partito-sistema – guidato dal ticket Bersani-Vendola – puntellato dai suoi satelliti”.
”La mia -afferma ancora Tarquinio- e’ un’opinione, certo motivata, che conserva la speranza di uno sbocco positivo di questa fase che si e’ fatta confusa e tesa. E non saprei dire se questa sia anche la ‘visione’ di Mario Monti. Allo stato dell’arte, poi, posso solo immaginare che questa sia l’intenzione di una buona parte di quanti lavorano nel cantiere dei ”ricostruttori”, piu’ o meno nell’area che lei, caro amico, indica ”al centro” del quadro politico.
Che sia davvero al centro o un po’ piu’ in la’, lo scopriremo solo se e quando prendera’ compiutamente forma e otterra’ massa critica. Penso che conteranno chiarezza e scelte di diversi soggetti, e soprattutto quella di Monti stesso”.
”Per buonsenso, prima ancora che da osservatore delle cose della politica, credo infatti, e l’ho gia’ scritto, -fa osservare Tarquinio- che solo l’attuale premier puo’ e potra’ dire del proprio eventuale ulteriore impegno dopo il servizio che ha reso al Paese in questa fase ‘tecnica’ (non esente da pecche, e le abbiamo sempre sottolineate, ma indispensabile e meritorio). Solo lui puo’ e potra’ farlo, e nessun altro. Nemmeno il capo dello Stato. Nemmeno per la piu’ alta -o la piu’ assillante- delle preoccupazioni.
Perche’ la dignita’ di senatore a vita esclude la possibilita’ di una candidatura personale al Parlamento, ma non riduce in alcun modo -mettiamola cosi’- la liberta’ di opinione e di azione politica del cittadino che l’ha ricevuta. Del resto, i precedenti illustri ci sono”. asca