23 nov. – Le imprese italiane muoiono come mosche mentre a Roma si discute su come salvare il culo dei partiti e dei loro beneficiati, si discetta delle alchimie della nuova legge elettorale. Una legge pret a porter, su misura, per un Monti bis”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog. E avverte: “ci vediamo in Parlamento. Sara’ un piacere”.
Grillo punta l’indice contro “un signore che non si candida, ma che e’ gia’ nuovo presidente del Consiglio per diritto divino alla faccia della democrazia“. Questo mentre “investire in Italia non ha piu’ senso, fare impresa e’ una lotta contro i mulini a vento.
I piccoli e medi imprenditori, il tessuto sociale che tiene in piedi la baracca del Paese, sono i nuovi Don Chischiotte che combattono una lotta che sembra persa in partenza”. “Se falliranno, con loro fallira’ il Paese”, prosegue Grillo, “Quando cessera’ il gettito fiscale, diretto e indiretto, garantito dai piccoli e medi imprenditori, la macchina Italia si fermera’ e il problema non sara’ piu’ politico e nemmeno economico, ma sociale.
Quanti soldati blu saranno necessari per mantenere l’ordine pubblico? A cosa serviranno allora le discussioni bizantine sulle elezioni, i premi di maggioranza, i premiolini, le primarie fatte da nullita’ e vendute come fustini di detersivo dalla propaganda dei media? Qui l’Italia va a fuoco e i nuovi Nerone suonano la cetra”.
“La societa’ Price Waterhouse Coopers ha pubblicato una classifica delle PMI nei diversi Stati in base a tre indici: il numero adempimenti fiscali, il tempo necessario per il loro calcolo e gestione e la pressione fiscale. L’Italia e’ 131esima al mondo”, prosegue, “E’ piu’ conveniente aprire un’azienda nelle Barbados (121), in Bielorussia (129), in Bosnia (128), a Capo Verde (102), in Colombia (99), persino in Etiopia (103) , Guatemala (124), Guyana (118), Iraq (65) , Moldova (109), Namibia (112), Nepal (114), Sierra Leone (117) e Uganda (93).
La PMI italiana ha un carico fiscale del 68,3%, e’ sottoposta a 15 adempimenti fiscali che per essere smaltiti hanno bisogno di 269 ore di lavoro, circa 33 giorni lavorativi. Siamo nelle mani di pazzi in liberta’ che affermano di aver risanato il Paese attraverso successi come la crescita del debito pubblico, della disoccupazione, dell’inflazione insieme al crollo della produzione.
L’Europa viene sempre citata dal governo “cicero pro domo sua”, per difendere gli interessi e i privilegi di casta. In ambito fiscale pero’ l’Europa non fa mai testo, come per l’introduzione della legge anticorruzione e del falso in bilancio, o abbassando il carico fiscale delle PMI”. “In Europa. Si. Puo’. Fare.
La Danimarca e’ 13sima con il 27,7% di tassazione, la Finlandia 23sima con il 40, 6%, la Germania 72sima con il 46,8%, l’Olanda 29sima con il 40,1%, la Gran Bretagna 16sima con il 35,5%. Tutti Paesi con servizi molto piu’ efficienti e meno costosi dell’Italia, Stati dove la burocrazia e’ al servizio del cittadino e non autoreferenziale e matrigna. Qui, o si salvano le PMI o si muore. Ci vediamo in Parlamento. Sara’ un piacere”, conclude. (AGI) .