Da Krapp a Senza parole
(Respiro, Improvviso dell’Ohio, Atto senza parole, L’ultimo nastro di Krapp)
di Samuel Beckett
– Traduzione e adattamento del dialoghi di Giorgio Polacco e Maria Luisa Runti
– Costumi di Odette Nicoletti
. Luci di Gianni Grasso
– Musiche di Germano Mazzocchetti
. Scenografia di Mauro Carosi
– Regia di Glauco Mauri
Vuole essere un omaggio a Samuel Beckett Da Krapp a Senza parole, il nuovo spettacolo portato in scena dalla Compagnia Mauri-Sturno, che si appresta a debuttare al Teatro Dehon di Bologna, e che fin dal titolo affianca due fra i testi più conosciuti e rappresentati del drammaturgo irlandese.
Tratto dai quattro atti unici Atto senza parole, L’ultimo nastro di Krapp, Respiro e Improvviso dell’Ohio, scritti dal Premio Nobel per la letteratura fra il 1965 e il 1981, lo spettacolo verrà seguito dalla proiezione del documentario Silence to Silence di Sean O’Mordha, che racconta la vita di Beckett cercando i punti di contatto fra le sue esperienze e le forme della sua scrittura, partendo dalla sua infanzia fino alla sua piena maturità artistica.
La frequentazione teatrale di Glauco Mauri con le opere dello scrittore irlandese comincia nel 1961, anno in cui fa parte della Compagnia dei quattro a fianco di Franco Enriquez, Emanuele Luzzati e Valeria Moriconi, ed interpreta -primo in Italia- sia Atto senza parole che L’ultimo nastro di Krapp.
Assieme allo stesso gruppo, cinque anni più tardi Mauri recita anche nella Commedia, nel cartellone dei “Pomeriggi teatrali” a prezzo popolare riservati agli studenti.
Inoltre, tutti e quattro i testi (più Frammento di teatro) hanno già fatto parte dello spettacolo Dal silenzio al silenzio che la Compagnia Mauri-Sturno ha portato in tournée nel 1990.
Un “esperimento beckettiano” a cui si accompagna, l’anno successivo e nuovamente nel 1993, lo spettacolo Senza la voce: tra le voci rinchiuse con me, che riunisce Pochade radiofonica, Passi, Catastrofe, Quella volta e Cosa dove.
Attraverso questo ri-allestimento, Glauco Mauri e Roberto Sturno sembrano volere sfatare il pregiudizio secondo cui il teatro di Samuel Beckett sia difficile e complicato.
Semmai, è la vita ad esserlo. Quella vita che il poeta irlandese, pur nella sua angoscia, ha saputo raccontarci con una sotterranea ma struggente pietà.
Luca Balduzzi