23 nov – Puo’ darsi che nelle prossime ore sara’ tirata fuori dal cappello una sorpresa, ma pochi ci credono tanto piu’ che dal punto di vista contabile c’e’ tempo fino a marzo-giugno per decidere (si tratta pur sempre di un bilancio pluriennale che scatta tra 13 mesi). E’ dal punto di vista politico che l’Europa farebbe una pessima figura, tenendo conto che solo tre giorni fa l’Eurogruppo non e’ riuscito a trovare un accordo sulla gestione del debito greco.
Il nuovo progetto di compromesso di Van Rompuy e’ un rimescolamento delle carte: tetto di spese fermo a 973 mld (1,01% del pil Ue), 8 mld in piu’ alla politica agricola, 10,6 mld alla politica di coesione a sostegno delle regioni piu’ povere. Nella nuova distribuzione via 20,3 mld da altre voci, tra cui 13 mld per progetti crescita e grandi infrastrutture (la tanto promossa e decantata ‘connecting Europe), 5 mld per l’azione esterna.
Identico il taglio del bilancio rispetto alla proposta della Commissione Ue (che chiedeva un tetto di 1047 mld, 1033 seconda dei calcoli di riferimento), ma una correzione del volume di spese politicamente e socialmente sensibili che nella prima versione subivano tagli pesanti: -25,5 mld l’agricoltura (di cui 13,2 mld aiuti diretti e interventi sui mercati), -29 mld la coesione. Niente pero’ sui tagli ulteriori per il funzionamento dell’Unione europea, cioe’ agli stipendi dei funzionari. Unica novita’ l’aumento delle ore di lavoro a 40 settimanali a busta paga invariata
Il nuovo ‘puzzle’ non ha convinto quasi nessuno. Non il ‘fronte del nord’. Il britannico David Cameron non vede un cambiamento. Il francese Hollande non e’ ancora soddisfatto sui conti agricoli e sui fondi di coesione. Per la cancelliera tedesca Merkel i tagli al bilancio sono ancora troppo moderati. Sul bilancio l’asse anglo-tedesco sul bilancio e’ vivo e vegeto: Cameron spinge per ridurne il tetto di 40-50 mld, Merkel di 30 mld. radiocor