Mario Monti è un criminale?

20 Nov – Mario Monti è un criminale o no? Non è una distinzione da poco. Esiste una parte del Paese che ha maturato questa consapevolezza. La percezione oramai chiara di essere governati da un governo etero-diretto da forze occulte internazionali per finalità di sterminio sociale ed economico è già patrimonio condiviso. Gli italiani, nonostante gli sforzi patetici di un circuito informativo “main stream” corrotto, colgono la violenza cieca di una operazione barbara che produce volutamente suicidi e indigenza. Se questa premessa fosse vera, il caso Monti non sarebbe più spiegabile attraverso i classici strumenti interpretativi propri di una democrazia libera e democratica. Bisogna chiarire preliminarmente questo dato non aggirabile: o il governo Monti è espressione e proiezione di interessi legittimi, nonché frutto di una normale dialettica politica che non si discosta dallo spirito della nostra Costituzione, oppure è un’altra cosa. Nel primo caso i toni eccessivamente esacerbati risulterebbero oggettivamente ridondanti e stucchevoli. Al più, se così fosse, sarebbe possibile e giusto criticare l’indirizzo politico di un governo che, in buona fede, sbaglia indirizzo politico per miopia e incapacità strategica. Ma è possibile criminalizzare chi, esercitando il potere nel rispetto delle regole, prescrive per insipienza medicine che aggravano la condizione del malato? Evidentemente no. Poniamo ora, invece, il caso che la faccenda sia in realtà più contorta e complessa. Supponiamo che le politiche volutamente recessive promosse da Monti (tra l’altro pubblicamente riconosciute come tali dallo stesso governo) si inseriscano in realtà all’interno di una cornice più ampia, occulta e difficilmente decifrabile, tendente non tanto a “superare la crisi” (non si spegne un incendio gettando benzina), quanto a modellare, in maniera subdola ma coercitiva, un società nuova inseguente un passato buio e polveroso. Se Monti, detto in estrema sintesi, fosse solo un anello di un più generale piano pan-europeo destinato ad imprimere al Vecchio Continente una svolta in senso “legittimista”, varrebbe comunque la conclusione mite e minimalista di cui sopra? O, tale raggiunta consapevolezza, imporrebbe agli spiriti liberi, onesti, leali, franchi, nonché innamorati della libertà e della democrazia, di chiamare le cose con il proprio nome assumendosi le responsabilità del caso? Monti braccio armato di una nuova Restaurazione, duecento anni dopo il Congresso di Vienna, esprimerebbe una carica disumana paragonabile a quella di torturatori, certamente più sanguinari e violenti nelle forme, come Pol Pot, Mussolini, Saddam Hussein, Pinochet e simili figuri? Il campo va sgombrato da questa premessa. Se il governo Monti è formato soltanto da un manipolo di incapaci, amen. All’uopo basta e avanza la libera critica politica e il giudizio nell’urna dei cittadini-elettori. Ma se invece fosse vera l’ipotesi che delinea uno scenario perverso e doloso, saremmo o no di fronte ad un caso da devolvere per competenza al Tribunale dell’Aja perché catalogabile sotto la voce “crimini contro l’umanità? “La libertà di espressione è ancora garantita e il fatto che tu possa scrivere liberamente analisi di questo tipo testimonia nei fatti l’irragionevolezza inutilmente estrema delle tue posizioni”, mi ripetono sovente alcuni intellettuali che considero di assoluto pregio come Gioele Magaldi. Ma basta questo inconfutabile dato per derubricare i fatti da crimine storico a semplice e contingente inettitudine? Il dubbio non mi abbandona. E il confine tra fatto ed opinione rimane giocoforza sottile. Quello stesso confine che, in tempi passati, probabilmente finì con l’alzare un muro divisorio tra diverse fazioni in principio animate dalle stesso desiderio di umano progresso. E’ bene perciò districare subito tale nodo con analisi chiare e nette. Il rischio, in prospettiva, è altrimenti quello di creare fazioni di Girondini e Giacobini.

Francesco Maria Toscano