Diffamazione: voto segreto, ok Senato al carcere per i giornalisti

14 nov – La legge sulla diffamazione “è su un binario morto”: la giornata di ieri a palazzo Madama è sintetizzata efficacemente da questo commento di Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato e relatore del provvedimento, affossato in aula da un voto segreto che reintroduceva il carcere per i giornalisti.

L’emendamento “è stato votato da una larga maggioranza” ma “non c’è pericolo del carcere. È stato un emendamento provocazione” ha detto per parte sua il leader della Lega nord, Roberto Maroni. L’emendamento è stato proposto “per risolvere i problemi in modo serio e complessivo – ha detto Maroni – senza farsi trascinare dall’emozione. Quindi nessun rischio di galera ma è stata un’iniziativa della Lega per far riflettere sul tema liquidato con troppa superficialità e fretta”.

L’emendamento della Lega ha raccolto ufficialmente solo il consenso dell’Api, ma i 131 senatori che lo hanno approvato vanno ben oltre la potenza di fuoco dei due gruppi interessati. E’ saltato così l’accordo politico che Berselli aveva definito “blindato”, dopo l’ok al nuovo testo da lui proposto in commissione e dopo che lui stesso aveva dato parere favorevole su sei emendamenti che andavano incontro ad alcune osservazioni dell’aula. Viene a mancare, come ha spiegato ai cronisti lo stesso Berselli, il salvagente per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, condannato in via definitiva a 14 mesi: se la nuova legge non esclude in toto la reclusione, non può annullare gli effetti di una sentenza passata in giudicato.

Per l’esponente del Pdl si è trattato “di un voto trasversale contro la stampa, un voto di pancia e non di cervello, perché a questo punto rimarrà la norma attuale”. Il presidente del Senato Renato Schifani era accorso in aula, nel pomeriggio, dopo la presentazione di una richiesta di voto segreto su alcuni emendamenti della Lega e del’Api e sul complesso del’articoo 1.

Ma dopo il voto segreto sulla proposta del Carroccio non ha potuto fare altro che chiedere ai gruppi se ritenessero opportuna una “riflessione”. Riflessione che, con il solo dissenso di Lega e Api, è stata poi affidata a una conferenza dei capigruppo convocata per domani alle 12:30. Ma “la capigruppo non può certo rimandare il testo in commissione per un nuovo esame”, ha ammonito Berselli. tmnews