ROMA, 04 Nov – Le élite finanziarie si sono impossessate del controllo dei governi europei, esautorando di fatto tutti gli Stati, privando il popolo della sovranità e svuotando di qualsiasi significato le garanzie costituzionali (scavalcate da patti scellerati e abominevoli stipulati tra complici del progetto come il trattato di Lisbona e quello di Velsen). Tutto questo ha relegato nel mondo perduto dell’utopia i begli ideali, dal momento che non si capisce chi dovrebbe tradurli in atto e come. Non è un caso se la nostra (e non solo la nostra) classe politica sembra avere perso ogni riferimento ideologico e ogni residua moralità: se è così, infatti, è appunto perché nessuno meglio di loro sa che i politici sono oggi dei patetici guitti che recitano un copione ridicolo: danzano una sorta di minuetto in cui si fanno tre passi in là, due in qua, poi una riverenza e poi si ricomincia da capo, senza il benché minimo senso.
Tutti loro sono (e sanno di essere) ostaggi del mondo finanziario: Monti stesso è solo una pedina del gioco, è l’agente di recupero crediti dei banchieri nei confronti dei quali siamo indebitati, è il liquidatore dell’Italia (le “privatizzazioni”).
Nessuno può opporsi, le armi di ricatto e di pressione sono troppo forti: chi ci prova, come fece a suo tempo, con tutti i suoi difetti, Berlusconi, riceve immediatamente una lezione esemplare, nel suo caso il crollo delle azioni Mediaset.
Occorrerebbe il temperamento di un eroe, una enorme coscienza morale, per portare l’Italia alla riscossa: ed è evidente che i nostri politici, come del resto la maggior parte degli italiani, sono lontani anni luce dal possederla.
Uscire dall’euro e dall’Unione europea, liberarsi dalla trappola mortale dei trattati di Maastricht e Lisbona, è il primo passo, FONDAMENTALE, per potersi scrollare di dosso il peso del ricatto, per restituire allo Stato italiano la sua sovranità e ai politici la possibilità di decidere autonomamente.
Questo non migliorerà certo la loro e la nostra qualità morale, ma senza questo è certo che nulla sarà possibile: nessun prigioniero, nessuno schiavo può decidere del suo futuro, e in generale la schiavitù non giova alla tempra morale delle persone, ché anzi tende a dividerle nettamente in due categorie: i kapò e i vermi. Ecco, dunque, perchè ritengo che la questione economica, e in particolare la riconquista della sovranità monetaria, sia di primaria importanza, e, paradossalmente ma non troppo, sia preliminare alla questione morale.
In attesa della rivoluzione, che storicamente in Italia non si è mai data, credo che la speranza sia legata ai movimenti d’opinione transpolitici e transpartitici che stanno nascendo un po’ ovunque, grazie anche alla rete ed ai pochi giornalisti degni di questo nome che da tempo lanciano il loro grido d’allarme attraverso il web.
Priorità nazionale: riconquistare la sovranità monetaria!
Sono solo un primo passo, ma importantissimo: non sprechiamo quest’occasione.
Enrica Ciabatti