Disastro Monti, Cgia Mestre: nei primi 9 mesi chiuse 1.000 imprese al giorno

1 nov – Anche se quelle nate sono piu’ numerose di quelle cessate, nei primi 9 mesi di quest’anno sono poco piu’ di 279.000 le imprese che hanno chiuso i battenti: praticamente 1.033 al giorno.

E’ quanto segnala l’Ufficio studi della Cgia di Mestre secondo il quale ”a impensierire” e’ il fatto che, nonostante il saldo sia positivo e pari a quasi +20.000 imprese, ”ad aprire siano aziende con dimensioni occupazionali molto contenute, mentre quelle che chiudono sono quasi sempre delle attivita’ strutturate con diversi lavoratori alle loro dipendenze.

Prova ne sia che il tasso di disoccupazione sta crescendo in maniera preoccupante”.

”Nonostante il saldo della nati-mortalita’ delle aziende sia positivo – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – dobbiamo ricordare che molte persone hanno aperto un’attivita’ in questi ultimi anni di crisi, non perche’ in possesso di una spiccata vocazione imprenditoriale, bensi’ dalla necessita’ di costruirsi un futuro occupazionale dopo esser stati allontanati dalle aziende in cui prestavano servizio come lavoratori dipendenti. Questa dinamicita’ del sistema e’ un segnale positivo, ma non sufficiente a tranquillizzarci.

Se entro i primi 5 anni di vita il 50% delle aziende muore per mancanza di credito, per un fisco troppo esoso e per una burocrazia che spesso non lascia respiro, c’e’ il pericolo che la tenuta di buona parte di questi neoimprenditori, figli della difficolta’ economica che stiamo vivendo, sia inferiore a quella di coloro che hanno avviato un’attivita’ prima dell’avvento della crisi”.

”In passato – prosegue – la decisione di aprire la partita Iva maturava dopo molti anni di esperienza lavorativa come dipendente: non a caso oltre il 50% dei piccoli imprenditori proviene da una esperienza come lavoratore subordinato. Spesso gli investimenti realizzati per aprire una impresa erano il frutto dei risparmi del neoimprenditore e della sua famiglia. Ora, difficilmente cio’ avviene: si apre per necessita’, perche’ magari il posto di lavoro non c’e’ piu’ e quindi bisogna inventarsi una nuova opportunita’ lavorativa a scapito delle motivazioni, della preparazione professionale e della capacita’ organizzativa”.

I dati riferiti all’artigianato sono ancor piu’ preoccupanti: negli ultimi tre anni il saldo nazionale della nati-mortalita’ delle aziende di questo settore presenta sempre un segno negativo: -15.914 nel 2009, -5.064 nel 2010 e -6.317 nel 2011. Nei primi tre mesi del 2012 (ultimo dato disponibile) il saldo ha toccato la punta massima di -15.226: i settori piu’ in difficolta’ sono quelli delle costruzioni, le attivita’ manifatturiere e i servizi alla persona. agi