Le prossime speculazioni finanziarie saranno sull’acqua

Le riserve d’acqua nel mondo (che non scarseggiano)

L’ACQUA NON SCARSEGGIA, E’ UNA BUFALA. FINGONO LA RARIFICAZIONE DI UN BENE PRIMARIO PER AUMENTARNE IL PREZZO.

28 ott – Il prossimo obiettivo degli speculatori finanziari potrebbe essere l’acqua. Lo afferma un editoriale pubblicato dalla rivista Nature.

“Il commercio dei derivati finanziari – spiega Frederick Kaufman della City University di New York – e’ gia’ stato la causa di un aumento dei prezzi dei generi alimentari e dei conflitti che li hanno accompagnati… adesso ha gli occhi puntati sull’acqua”.

A suscitare l’interesse degli ‘squali’ finanziari sara’ proprio la sempre maggior scarsita’ dell’oro blu’ dei prossimi anni, spiega l’esperto, che rendera’ necessario estrarla, lavorarla e soprattutto muoverla in giro per il mondo come tutti gli altri beni, ad esempio il petrolio, con una domanda che ovviamente non scendera’. Questo rende le risorse idriche passibili di essere oggetto dei ‘futures’, delle scommesse cioe’ sulla sua abbondanza o penuria nel medio periodo. corriere

A chi è interessato, consigliamo la lettura di questo articolo per capire meglio a chi e a cosa servono gli allarmismi sull’acqua che scarseggia.

L’acqua scarseggia? No: è la solita eco-bufala

Acqua non ORO BLU. ACQUA!

Se, nei prossimi dieci o quindici anni, non verrà concertata nessuna azione volta a garantire la fornitura dell’acqua in un quadro mondiale efficace di regolamentazione politica, economica, giuridica e socioculturale, il suo dominio provocherà innumerevoli conflitti territoriali e condurrà a rovinose battaglie economiche, industriali e commerciali.

Lo afferma Riccardo Petrella, consigliere alla Commissione Europea, professore all’Università Cattolica di Lovanio E Presidente del Club di Lisbona, ed è ciò che già si sta verificando in diverse parti del mondo.

L’acqua è destinata a rivestire un’importanza sempre più rilevante nei rapporti tra gli Stati, con il rischio di dare origine a violenti conflitti. In alcune regioni del mondo, la scarsità di acqua potrebbe diventare quello che la crisi dei prezzi del petrolio è stata, negli anni settanta: una fonte importante di instabilità economica e politica.

L’acqua, dopo il global warming, il nucleare, gli ogm, la deforestazione, la desertificazione e altre consimili catastrofi o presunte tali, rischia di diventare il prossimo tormentone degli ambientalisti, sempre a caccia di sventure bibliche con le quali gonfiarci gli zebedei. Intanto, vediamo i numeri che ci vengono propinati e vediamo anche la maniera con cui ci vengono propinati.

Anche se la superficie terrestre è coperta per il 71% di acqua, questa è costituita per il 97,5% da acqua salata. L’acqua dolce è per il 68,9% contenuta in ghiacciai e nevi perenni, per il 29,9% nel sottosuolo e solo lo 0,3% è localizzata in fiumi e laghi, e quindi potenzialmente disponibile. Tale quantità corrisponde allo 0,008% dell’acqua totale del pianeta. Si tratta di un quantitativo irrisorio distribuito in modo ineguale sulla superficie terrestre. La maggior parte di essa, infatti, è concentrata in alcuni bacini in Siberia, nella regione dei grandi laghi in Nord America, nei laghi Tanganika, Vittoria e Malawi in Africa, mentre il 27% è costituita dai cinque più grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il Bramaputra, il Congo, lo Yangtze e l’Orinoco.

 

Domande:

  • a) se la superficie del pianeta è coperta per il 71% di acqua, come si fa ad affermare che l’acqua è un bene scarso? Da quando in qua non si può desalinizzare l’acqua di mare?
  • b) perché si afferma che la sola acqua “potenzialmente disponibile” è quello 0,3% localizzato sui fiumi e laghi? Da quando in qua non si sanno più scavare i pozzi?

Non sarà che interessa creare il dramma?, cioè arrivare a dire che l’acqua che serve all’umanità, quella che dà la vita agli esseri umani, quella da cui dipende il suo futuro, è solo un miserrimo 0,008% dell’acqua totale del pianeta? E non sarà che come al solito i guru del catastrofismo permanente pensano di trarre i loro profitti?

La tecnica è collaudata, funziona sempre, o quasi: Shakespeare era un dilettante, paragonato a questi signori. Consiste in un certo numero di fasi:

    1. Fase 1: parto da un dato che tutti più o meno conoscono: il 71% della superficie del pianeta è fatto di acqua. Acqua marina, si capisce. E’ una quantità enorme ( molte migliaia di miliardi di chilometri cubici). Non può stare nel mio ragionamento: se qualcuno la tira fuori, il ragionamento va a puttane (oops, neanche i ragionamenti possono più: a ramengo). Come posso fare? Semplice. Faccio finta che non serva a nulla, semplicemente non occupandomene più. Infatti, passo subito dopo a parlare di acqua dolce. A questo punto, l’acqua marina è sparita, mica la ritroverete nel resto del ragionamento. Sono un genio: da una frase all’altra ti elimino il 97,5% dell’acqua, da un ragionamento sull’acqua. Nel suo genere, è un modo di fare quasi geniale.

 

    1. Fase 2: Sono al dato successivo: in questo caso, come detto sopra, l’acqua dolce. Anche qui do dei dati giusti. Fra nevi perenni e sottosuolo totalizzo il 99,7 % dell’acqua dolce disponibile. Quindi sono a buon punto, mi è rimasto uno 0,3% dell’acqua potabile. Come faccio a eliminare il 99,7%? Come sopra, ma cambiando lievemente la tecnica: stavolta dichiaro “potenzialmente disponibile” solo il 0,3%.

 

  1. Fase 3: come faccio a rimpicciolire ancora questo 0,3? Lo paragono con il totale di ciò di cui parlo, l’acqua, cioè con la somma di acqua dolce e acqua marina. Et voilà: eccoci arrivati al terribilissimo 0,008%.

Infine, il tocco d’artista. Anche questo 0,008% deve esere problematico, sennò che razza di catastrofe ho fra le mani? Avendo raggiunto un sufficiente grado ti tensione drammatica, posso essere meno preciso: questo quantitativo “irrisorio” è distribuito “in modo ineguale”, ed infine includere un po’ di colore, citando Rio della Amazzoni, Yantze, la Siberia.

Non è finita qui. A questo punto ho solo preparato lo scenario: la tragedia incombe. Ci vogliono adesso i personaggi. I buoni, ed i cattivi.

Prima i cattivi, noblesse oblige. Chi sono? Beh: in primis i “privati” quei cattivoni che vogliono trarre profitto perfino dall’acqua. Di che acqua parliamo non lo specifichiamo. Acqua potabile per uso umano? Acque industriali? Acque per l’agricoltura? Acque Minerali? Ahò, non rompete: tutte nello stesso calderone. Parliamo di acque scarse, scarsissime, un problema che nel prossimo futuro farà scoppiare guerre planetarie. Infatti:

Non è giustificabile considerare l’acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l’acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta (così come agli organismi viventi).

La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell’acqua. La privatizzazione fa gonfiare i prezzi dell’acqua in maniera smisurata. Il capitale privato è consapevole del fatto che i servizi per l’acqua sono diventati un settore di attività molto redditizio. Così, le grandi multinazionali dell’acqua, (tra cui le francesi Suez-lyonnaise, Vivendi-Generale, Saur-Bouygues, o le più note Danone e Nestlé) spingono perché si sviluppi il mercato dell’acqua. Grazie alla loro potenza finanziaria, alla loro tecnologia e alle loro enormi competenze accumulate negli anni, esse sperano di assicurarsi il controllo di questi mercati. Qualche esempio. La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l’altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua “purificata”, acqua di rubinetto trattata con l’aggiunta di minerali.

A questo punto tutti si sono persi. Perché? Perché a questo punto siamo finiti a parlare esattamente di ciò che volevamo: infatti, stiamo parlando di Danone, Nestlè ecc. Sono entrati in scena i cattivi. Oddio, queste si occupano di acque minerali, e le acque minerali sono una piccola parte del consumo di acqua per uso umano, tra l’altro non indispensabile: basterebbe, per evitarlo, che l’acqua di rubinetto fosse buona. Ma anche su questo bisogna mettere una “zeppa” si dice a Roma, cioè introdurre comunque un dubbio. Anche tu Bruto?

Eh sì, anche qui vi ritrovate le multinazionali: in Pakistan hanno già cominciato a commercializzare acqua “purificata”, cioè acqua di rubinetto con l’aggiunta di minerali. L’acqua purificata è in vendita negli States da cent’anni (ve li ricordate quei boccioni giganteschi, da 17,9 lt per la precisione?). E non credo che in Pakistan usino, questi cattivoni, le acque di rubinetto: dovrebbero infatti ogni giorno cambiare il procedimento chimico di purificazione. Infatti, in Pakistan, chi c’è stato lo sa, l’acqua di rubinetto è una piacevole sorpresa quotidiana. Un giorno è rossa, l’altro bruna, l’altro decisamente e deliziosamente verde marcio.

Te capì?

Fermiamoci qui. Vogliamo parlare seriamente di questi problemi senza lanciare allarmi planetari? Allora, innanzitutto bisogna smetterla con l’ideologia e gli interessi politici. Poi bisogna introdurre nel discorso tutti gli argomenti.

Esempio: considerare l’acqua di mare inutilizzabile è ovviamente una sciocchezza. Può essere utilizzata per fini industriali. Lo è già, per esempio negli impianti industriali in riva al mare (centrali nucleari, raffinerie, ecc). Possono sostituire le acque di fiume, e queste ultime potrebbero andare a rafforzare l’uso di acqua in agricoltura o per uso umano. Potrebbero essere desalinizzate.

Le acque del sottosuolo non vanno ovviamente trascurate: peraltro, se utilizzate, aumenterebbero di colpo quello 0,3% ad un 30% circa del totale di acque dolci disponibili, risolvendo di fatto il problema. Come si possono utilizzare le acque marine e quelle del sottosuolo? Quali sono le tecnologie? Chi le possiede? Come si possono acquisire? Con quali i costi? Come farvi fronte? Come provvedere di acqua la parte povera del pianeta? E chi paga, se va – come andrebbe – aiutata anche in questo campo? Ecco: un discorso posto su queste basi sarebbe un discorso serio.

Invece, come al solito: nobili proclami, regole mondiali, capitalismo da combattere. Anche qui, non se ne può più. Acquisterò una carioletta portapalle di riserva.

nullius