17 ott – La verità è che qualche tensione c’era già da settimane e il dato di fatto è che il botta e risposta pubblico andato in scena negli ultimi due giorni tra Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema è qualcosa di epocale nel Pd, un divorzio che rischia di coinvolgere tutto il gruppo dirigente.
“Si sono presi a schiaffi – chiosava Giuseppe Fioroni, uno di quelli che la ‘rottamazione’ non l’amano affatto – ma poi sarà la direzione a decidere le liste”. Ma anche chi, come la prodiana Sandra Zampa, plaude alla mossa del segretario, parla comunque di “rivoluzione” in atto: “Bersani ci mette la faccia, ha diritto di essere l’unico protagonista. La rivoluzione doveva farla e l’ha cominciata”.
“Rivoluzione” è la parola chiave. Il dato che non sfugge a nessuno, né a chi apprezza né a chi storce il naso, è che Bersani non ha solo “scaricato” D’Alema, come ha titolato subito Sky Tg24, ma ha praticamente ‘scomunicato’ tutto il vecchio gruppo dirigente del Pd, facendo capire che sono gradite solo poche e giustificatissime eccezioni alla regola del ricambio.
Rosy Bindi si rifiuta di rispondere ai cronisti delle agenzie, ma chi ci ha parlato la racconta infuriata per la piega ‘renziana’ del segretario; Dario Franceschini e Anna Finocchiaro non hanno aperto bocca, Enrico Letta dice che nel 2013 si ricandiderà, sia pure “per l’ultima volta”.
In pratica, tutti i ‘vecchi’ (politicamente, non necessariamente di età) hanno vissuto molto male la presa di distanza del segretario, peraltro già nell’aria. L’unico che ha l’aria davvero serena è Walter Veltroni, che dopo aver spiazzato tutti con l’annuncio del suo ritiro può ora godersi lo spettacolo di un gruppo dirigente in piena fibrillazione. “E’ un regalo a Renzi – hanno commentato parecchi ‘big’ del partito – lo insegue sul suo terreno, chissà se Bersani ha fatto bene i conti per le primarie…”. tmnews