Monti a Bruxelles si vanta da solo: nostro governo più popolare dei partiti

12 ott – Il governo italiano ha fatto riforme coraggiose senza precedenti, eppure ha conservato una forte popolarità, più dei partiti che in passato non hanno avuto il coraggio di fare le riforme. Lo ha detto ieri a Bruxelles il presidente del Consiglio Mario Monti durante il suo intervento al convegno “The State of Europe” organizzato dall’associazione Frinds of Europe.

Il presidente dell’Eurogruppo e premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha ricordato Monti “è noto per aver detto che ‘noi capi di governo sappiamo perfettamente cosa dobbiamo fare, ma per favore diteci come farlo senza perdere le elezioni’. In realtà – ha osservato Monti – lo stesso Juncker dimostra che questo non è vero, non essendo ancora stato cacciato dagli elettori. Ma – ha aggiunto il premier – abbiamo altre esperienze nella Ue che dimostrano che non è così: nonostante in Italia il governo si è inflitto una sofferenza senza precedenti con le varie riforme strutturali che ha approvato, apparentemente resta oggi piuttosto popolare, più dei partiti che in passato non hanno fatto le riforme proprio perché erano troppo impopolari”, ha sottolineato Monti.

Se non ci sono ricompense per i sacrifici chiesti alle famiglie e ai lavoratori per il necessario consolidamento di bilancio e le riforme strutturali, le riforme stesse e l’Europa potrebbero essere rimesse in discussione, e le fondamenta stesse della democrazia scosse, ha poi aggiunto Monti.

“C’è una finestra di opportunità perché vi sia un’inversione di tendenza nella crisi e si eviti la depressione, se agiamo in modo decisivo per attuare le decisioni prese al Consiglio europeo di giugno”, ha esordito Monti, aggiungendo poi che “una delle ragioni per cui è stato così difficile finora trovare un accordo su una strategia convincente per risolvere la crisi è che mancava una lettura comune delle cause alla sua radice”.

“Avevamo visioni contrastanti – ha spiegato Monti – sulle cause e su ciò che doveva essere fatto, e abbiamo consumato le nostre migliori energie in un dibattito fra coloro che volevano una sorveglianza più stretta delle politiche di bilancio nazionali, per impedire l’accumulazione irresponsabile di debiti, e quelli che propugnavano la creazione di strumenti di gestione comune della crisi, le barriere anti incendio necessarie per aiutare i paesi sotto la pressione dei mercati ed evitare il contagio. Di conseguenza, abbiamo avuto una ripetizione del dibattito fra chi propugna riforme strutturali e chi le politiche neokeynesiane del sostegno alla domanda”. tmnews