La crisi dell’euro lo Stato sprecone e inefficiente.

ROMA, 27 Sett- di Carlo Violati – Appare evidente che ci sono due problemi che dobbiamo risolvere: 1) la crisi dell’euro; 2) la crisi tutta italiana dovuta ad uno Stato sprecone e inefficiente;

Mischiare le due cose e voler risolvere tutto con politiche recessive è pura follia, prima va risolta la crisi dell’euro, poi all’Italia, in un periodo di rilancio dell’economia la Eurozona dovrà imporre le manovre di riavvicinamento ai Paesi più virtuosi.

L’Italia deve battersi per risolvere la crisi dell’euro che dipende da:

A) una mancanza di una Banca di ultima garanzia per la moneta;

B) mancanza di un governo che decida sulla gestione della politica relativa alla moneta;

C) impossibilità di gestire all’unanimità una politica di gestione di equilibrio verso le monete degli altri paesi, sulle quali, bene o male, gli altri popoli decidono in fretta.

Come problema italiano (ma anche greco, spagnolo, portoghese, irlandese ultimamente anche francese) resta il problema di come avvicinarci come efficienza, ai paesi con i quali abbiamo una moneta comune.

L’errore è stato quello di “mettere il carro davanti ai buoi”.

Prima si crea un sistema economicamente coerente, poi si fa la moneta.

Anche con il dollaro, una delle valute più recenti (salvo la lira che è del 1861) si è fatto così.

Ma anche la lira teneva insieme regioni a diversa velocità economica, mediando tra zone ricche e zone meno ricche.

Lo stesso fanno gli USA nei quali il dollaro è la moneta di tutti.

E i vantaggi dati da una politica di rimessa in competizione del “sistema euro” rispetto alle altre monete non deve esimerci dalla eliminazione (più facile in un momento di normalità che in un sistema recessivo) delle porcate fatte dalla morte di De Gasperi e di Ugo La Malfa, porcate che hanno massacrato la meravigliosa crescita di un popolo di emigranti poveri destinati a morire in miniera (eravamo gli extracomunitari dell’Europa).

E quei due statisti avevano favorito un miracolo economico sul quale ancora campiamo di rendita.

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Per capire se l’euro è sopravvalutato dobbiamo porci queste domande:

– quale era il valore iniziale dell’euro rispetto al dollaro?

– E quale è il valore odierno?

– l’euro si è rivalutato per la crescita molto importante (più del 20%) del PIL dell’eurozona?

– Qual’è il PIL degli USA?

– Qual’è il PIL dell’eurozona?

– Su cosa si basa il valore del dollaro?

– Su cosa si basa il valore dell’euro?

Se risponderemo a queste domande forse riusciremo a capire dov’è che sbaglio quando dico che bisogna usare le stesse tecniche usate dalle nazioni dopo la crisi depressiva del 1929.

Alcune risposte le hanno date:

– un Nobel in economia, Krugman, che considera la politica recessiva imposta dalla Germania un vero suicidio dei Paesi aderenti all’eurozona;

– il professor Roubini che dichiara che solo mettendo l’euro ad un livello pari al dollaro si potrà frenare la speculazione;

– un gruppo di 120 professori di economia italiani che considera la politica della BCE estremamente dannosa per l’Italia;

– il Professore Piga il quale ritiene che l’eurozona dovrebbe seguire l’esempio degli USA che solo con una politica solidale si può gestire una moneta comune, portando l’esempio del dollaro che unifica Stati (50) di condizioni economiche assolutamente diverse;

– Paolo Savona, che conclude il suo testo così: “Solo il tempo –noto galantuomo –dirà se i paesi in difficoltà per carenze di sviluppo e di occupazione beneficeranno delle decisioni prese il 28-29 giugno a Bruxelles. Lo speriamo, ma non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo sottacere che i provvedimenti che l’Italia va prendendo in linea con gli indirizzi dell’eurosistema e dell’Ue allungheranno la lenta agonia economica del paese. Gli italiani sono un popolo forte e capace di sacrifici ma il pericolo sta proprio in ciò: si adatterà a essere più povero in un habitat meno solidaristico, certamente non quello promessoci da Van Rompuy e illustri colleghi. C’è da augurarsi che si esca dal combinato effetto di un organismo europeo mal costruito e di gravi errori di politica economica interna”.

– di Helmut Schmidt, da il Sole 24 Ore, 5 giugno 2012: “Chi crede che l’Europa possa essere risanata solo grazie ai tagli alla spesa dovrebbe studiare le nefaste ripercussioni della politica deflazionistica perseguita da Heinrich Brüning nel 1930-1932 che provocò la depressione e un’insostenibile disoccupazione, avviando di fatto il declino della prima democrazia tedesca. Oggi come ieri, il prezzo del nostro fallimento politico ed economico può essere altissimo”.

Carlo Violati

P.S. Carlo Violati  sarà ospite domani mattina a “L’Aria che tira” su la7