On.Paolo Voltaggio alla “Giornata internazionale per la libertàreligiosa, contro la persecuzione dei Cristiani nel mondo

LIBERTA’ RELIGIOSA E ISTITUZIONI  A ROMA è stato istituito l’OSSERVATORIO SULLALIBERTA’ RELIGIOSA

 “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.  Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”.

Da un punto di vista della fede per il cristiano la persecuzione è motivo di grazia, di somiglianza e unità con Gesù Cristo.

Per questo siamo chiamati ad essere uniti nella preghiera in sostegno ai nostri fratelli vittime innocenti della persecuzione e a chiedere al Signore di donarci una morte santa qualora la Sua volontà per noi fosse dare materialmente la vita per i nostri persecutori.

Cristo  – come dice San Paolo – è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (Ef 2, 4). Egli è il perseguitato da tutti perché ha incarnato la giustizia di Dio. 

La fede nella persecuzione è testimonianza della vita eterna ed è stata la forza della Chiesa primitiva.

Questo non vuol dire che le istituzioni, la Chiesa, le confessioni religiose non debbano battersi in ogni modo per garantire il rispetto della libertà religiosa e far cessare ogni forma di persecuzione.

Le continue notizie della persecuzione dei nostri fratelli in Cristo nel mondo mostrano l’urgenza dell’affermazione non solo sul piano dei principi della questione della libertà religiosa.

Sul piano sociale ed istituzionale la libertà religiosa è il termometro che misura quanto una comunità civile e religiosa abbia a cuore il proprio futuro.

Dice il Papa: «Nella libertà religiosa, infatti, trova espressione la specificità della persona umana, che per essa può ordinare la propria vita personale e sociale a Dio, alla cui luce si comprendono pienamente l’identità, il senso e il fine della persona» (cosi parla Benedetto XVI nel Messaggio per la celebrazione della XLIV Giornata mondiale della pace,  1)

Inoltre «mentre favorisce l’esercizio delle facoltà più specificamente umane, crea le premesse necessarie per la realizzazione di uno sviluppo integrale, che riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione» (Ibid., 5).

«L’esclusione della religione dalla vita pubblica sottrae a questa uno spazio vitale che apre alla trascendenza.

Senza quest’esperienza primaria risulta arduo orientare le società verso principi etici universali e diventa difficile stabilire ordinamenti nazionali e internazionali in cui i diritti e le libertà fondamentali possano essere pienamente riconosciuti e realizzati, come si propongono gli obiettivi – purtroppo ancora disattesi o contraddetti – della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948» (ibid, 7);

«Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice, e si rafforzano l’ethos e le istituzioni dei popoli» (ibid, 5).

Come documentano i tragici fatti in cui molti cristiani sono oggi coinvolti la libertà religiosa non è una bene disponibile a buon mercato. Essa va dunque instancabilmente perseguita e protetta.

Per farlo non basta però, soprattutto in Occidente limitarsi a pretendere dalle istituzioni delle pur sacrosante garanzie.

La libertà religiosa trova effettivo compimento quando, al dovere delle istituzioni di consentire un effettiva pratica religiosa, corrisponde una fede autenticamente vissuta e appassionatamente comunicata.

La libertà religiosa si attua allora pienamente nella logica della testimonianza dei fedeli, con la quale essa diventa, come afferma il Papa «un’autentica arma della pace» (ibid., 15).

Oggi la gran parte dei perseguitati per ragioni di libertà religiosa nel mondo sono i cristiani. Sono perseguitati nei paesi islamici nei quali è raro che si possa parlare di piena libertà religiosa.

        In alcuni di essi la conversione al cristianesimo è ancora punita con la pena di morte.

        Esiste oggi anche un induismo intransigente e violento. La cosa può sembrare strana, nel paese di Gandhi e della non violenza.

        Ovviamente non si può parlare di vera libertà di religione per i cristiani nemmeno negli ultimi paesi comunisti (la Cina, il Vietnam…) che coprono ancora un quarto circa della umanità. Il rigore della repressione si è attenuato ma certo non si può parlare di vera libertà.

        In questa situazione l’Occidente sembra aver  smarrito  le sue radici.

Alle notizie ricorrenti di uccisioni e di persecuzioni la reazione dell’Occidente è fiacca, troppo fiacca ed apatica.

La ragione sta forse in un crescente anticristianesimo proprio nell’Occidente.

La nostra nuova ideologia semiufficiale è diventata il relativismo etico.

Tutti quelli che hanno convinzioni radicate ed identitarie sono sospettati di essere intolleranti e di essere inclini ad imporre agli altri con la forza le loro convinzioni. Si pensa che solo gli scettici possano essere dei veri democratici.

 Quando i cristiani vengono perseguitati noi allora non sentiamo la solidarietà dovuta a dei fratelli nella fede.

Non sappiamo bene se noi siamo ancora cristiani e quindi questo tipo di solidarietà non scatta automaticamente.

Non scatta neppure la solidarietà dovuta in genere al perseguitato. Vediamo nel cristiano un potenziale persecutore e quindi tendiamo a pensare che, se lo perseguitano, se lo sarà meritato.

        Vorrei terminare presentandovi un esperienza importante avviata da Roma per la difesa della  LIBERTA’ RELIGIOSA.

Venendo qui non solo quale Presidente dell’Associazione IDENTITA’ CRSTIANA ma anche quale Consigliere Comunale di ROMA CAPITALE e Presidente del GRUPPO ASSEMBLEARE CAPITOLINO IDENTITA’ CRISTIANA PER ROMA è per me motivo di allegria mettervi al corrente del fatto che Roma, anche come istituzione locale, si è mossa concretamente per la LIBERTA’ RELIGIOSA.

Di fronte all’aumento degli episodi di intolleranza, degli attentati e delle persecuzioni Il Sindaco GIANNI ALEMANNO, del quale vi porto i saluti, ha voluto dare un forte segnale alla città ed anzi, direi, al mondo intero circa l’importanza che Roma, anche per la sua caratteristica di centro della cristianità, deve avere come luogo privilegiato per la diffusione del seme della libertà religiosa facendo nascere tramite un protocollo d’intesa tra  Ministero degli Esteri italiano e Roma Capitale, l’Osservatorio della Libertà Religiosa.

L’idea è nata tempo fa, durante una visita di Alemanno a Benedetto XVI.

Il Papa aveva fatto notare come Roma avesse un ruolo speciale da svolgere in difesa della libertà religiosa e in particolare nella denuncia delle persecuzioni dei cristiani perpetrate nel mondo. 

Nel frattempo la Farnesina stava pensando a un’iniziativa italiana analoga a quelle che in passato erano state prese da altri Paesi, come gli Stati Uniti e il Canada (anche se gli Usa quest’anno, per la prima volta, hanno annunciato che non pubblicheranno il consueto rapporto sulla libertà religiosa nel mondo).

Le due iniziative si sono incontrate e così si è dato vita all’Osservatorio. E’ stato chiamato ad esserne il primo coordinatore il sociologo Massimo Introvigne, fondatore del Centro Studi sulle nuove religioni, che nell’anno 2011 è stato rappresentante dell’OSCE per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.

Nel protocollo d’intesa tra Roma Capitale e la Farnesina, si sottolinea come il Ministero degli Esteri italiano abbia «riservato alla difesa della libertà religiosa e di culto, come alla tutela delle minoranze religiose, una rilevanza fondamentale nella politica estera italiana, promuovendo nel 2010 l’adozione da parte dell’Unione Europea di un “Piano d’Azione” sulla libertà di religione o di culto ed avviando nelle opportune sedi istituzionali internazionali – anche di concerto con altri partner europei – numerose iniziative di sostegno alle politiche di contrasto alle discriminazioni dirette ed indirette fondate sulla religione».

Lo stesso documento ricorda anche che «Roma Capitale, in aggiunta alle responsabilità ad essa derivanti dall’essere capitale della Repubblica, assume consapevolmente il ruolo storico di essere “centro della cristianità, punto d’incontro tra culture, religioni ed etnie diverse”, ruolo rispetto a cui ha assunto l’impegno di “promuovere il dialogo, la cooperazione e la pacifica convivenza tra i popoli”».

Oltre ad Introvigne, i quattro membri dell’Osservatorio sono due diplomatici, Diego Brasioli e Roberto Vellano, con esperienza nel settore diritti umani, ai quali si aggiungono due persone provenienti dal mondo cattolico, come Attilio Tamburrini, autore principale del rapporto annuale sulla libertà religiosa dell’«Aiuto alla Chiesa che Soffre», e Roberto Fontolan, giornalista e responsabile del Centro internazionale di Comunione e Liberazione a Roma. Tutti presteranno la loro opera a titolo gratuito.

L’organo si muoverà  sul piano del sostegno alle Ong sul campo, chiedendo allo stesso tempo alle organizzazioni internazionali di evocare la questione della libertà religiosa in tutte le agende.

        Questa iniziativa è molto importante per Roma dove si stanno insediando  tante e diverse etnie che dovranno convivere con la comunità cristiana e con quella ebraica che da millenni convivono nella Capitale.

        Credo di poter dire che a Roma si respira aria buona  sotto il profilo della libertà religiosa.

        Proprio in questi giorni si è svolta a in tutta Italia ed anche a Roma la settimana della Cultura Ebraica ed il Festival internazionale di Letteratura e Cultura ebraica.

        La manifestazione ospitata nell’antico Ghetto della Capitale ha avuto un fitto calendario ed una forte partecipazione da parte dei romani.

        Alla serata di apertura  con la tradizionale Notte della Cabbalà hanno partecipato oltre  30 mila persone che hanno seguito sia gli incontri che gli appuntamenti musicali.

A maggio si è svolta la  Settimana della Cultura Islamica. Un’occasione per conoscere da vicino l’arte, la musica, il cinema, la letteratura e la fotografia del mondo islamico.

La rassegna culturale, ideata e realizzata da Roma Capitale in collaborazione con la Grande Moschea di Roma, ha avuto il patrocinio dell’Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization (ISESCO), l’Unesco del mondo islamico, che festeggiava quest’anno i trent’anni di attività.

        Non potremo mai dimenticare le parole di BENEDETTO XVI ai nostri giovani nel MESSAGGIO PER LA  XLV GIORNATA DELLA PACE con le quali vorrei terminare questo intervento.

“Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggiamento fiducioso. È vero che nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno.

   In questa oscurità il cuore dell’uomo non cessa tuttavia di attendere l’aurora di cui parla il Salmista. Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani, ed è per questo che il mio pensiero si rivolge a loro considerando il contributo che possono e debbono offrire alla società”.

Il Messaggio per la XLIV Giornata Mondiale della Pace aveva una prospettiva fortemente educativa rivolta proprio a loro: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace», nella convinzione che è sicuramente anche la nostra che i nostri figli, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo.

Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace.

        Si tratta di comunicare ai giovani la bellezza della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. È un compito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona.

        Ci ricordava Benedetto XVI che “le preoccupazioni manifestate da molti giovani in questi ultimi tempi, in varie Regioni del mondo, esprimono il desiderio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro. Nel momento presente sono molti gli aspetti che essi vivono con apprensione: il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale.

        È importante che questi fermenti e la spinta ideale che contengono trovino la dovuta attenzione in tutte le componenti della società.

La Chiesa guarda ai giovani con speranza, ha fiducia in loro e li incoraggia a ricercare la verità, a difendere il bene comune, ad avere prospettive aperte sul mondo e occhi capaci di vedere «cose nuove» (Is 42,9; 48,6)!

        Il futuro di un mondo nel quale viva e cresca  la libertà religiosa passa attraverso la trasmissione di valori veri e autentici ai nostri figli e vorrei quindi che il messaggio che lanciamo oggi da  Firenze a tutto il mondo sia “La famiglia, scuola di libertà e di pace”.

Se la libertà religiosa è via per la pace, l’educazione religiosa è strada privilegiata per abilitare le nuove generazioni a riconoscere nell’altro il proprio fratello e la propria sorella, con i quali camminare insieme e collaborare perché tutti si sentano membra vive di una stessa famiglia umana, dalla quale nessuno deve essere escluso.

La famiglia fondata sul matrimonio, espressione di unione intima e di complementarietà tra un uomo e una donna, si inserisce in questo contesto come la prima scuola di formazione e di crescita sociale, culturale, morale e spirituale dei figli, che dovrebbero sempre trovare nel padre e nella madre i primi testimoni di una vita orientata alla ricerca della verità e all’amore di Dio.

Gli stessi genitori dovrebbero essere sempre liberi di trasmettere senza costrizioni e con responsabilità il proprio patrimonio di fede, di valori e di cultura ai figli.

La famiglia, prima cellula della società umana, rimane l’ambito primario di formazione per relazioni armoniose a tutti i livelli di convivenza umana, nazionale e internazionale. Questa è la strada da percorrere sapientemente per la costruzione di un tessuto sociale solido e solidale, per preparare i giovani ad assumere le proprie responsabilità nella vita, in una società libera, in uno spirito di comprensione e di pace.

        Sicuramente  ve ne sarete accorti  queste parole non sono farina del mio sacco ma sono parole del Santo Padre, della Chiesa Madre e Maestra alla quale devo i miei sentimenti di amore per il prossimo e la vera libertà per la quale vale la pena vivere – almeno per quanto mi riguarda – la libertà dei Figli di Dio.

 

Intervento di Paolo Voltaggio, Consigliere Comunale di ROMA CAPITALE, Presidente del Gruppo Assembleare Capitolino IDENTITA’ CRISTIANA PER ROMA

Presidente dell’Associazione IDENTITA CRISTIANA