Audizione in commissione antimafia per l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli e l’esponente Dc Vincenzo Scotti. I due uomini politici sono stati interpellati sulla trattativa Stato-mafia, oggetto di un’inchiesta giudiziaria a Palermo, che, agli inizi degli anni ’90, sarebbe stata attuata per porre fine alla strategia stragista di Cosa nostra in cambio di una revisione del carcere duro per i mafiosi. Un accordo che sarebbe costato la vita al magistrato Paolo Borsellino e alla sua scorta (strage di via D’Amelio, luglio 1992), il quale avrebbe manifestato la sua contrarietà.
Così il quotidiano: «Scotti era stato ministro dell’Interno del governo Andreotti e in tale periodo aveva sostenuto la linea del pool antimafia di Palermo e di Giovanni Falcone che aveva promesso di celebrare il maxi processo, aveva istituito (insieme a Martelli) il carcere duro per i mafiosi (41 bis) e la Direzione investigativa antimafia (Dia). Si attendeva una riconferma, invece nel governo Amato, costituito il 28 giugno, fu nominato ministro degli Esteri e al Viminale andò Nicola Mancino». Una scelta che Scotti percepì come rottura della linea di contrasto alla mafia da lui sostenuta. All’indomani dell’omicidio Borsellino, ha ricordato ancora il politico Dc, la sua duchiarazione al Tg1: «Non si può indebolire la lotta alla mafia», fu duramente stigmatizzata dal suo ex capo di Gabinetto al Viminale, che gli consigliò di non fare più dichiarazioni su questioni non di sua competenza. Martelli, ascoltato dalla Commissione antimafia nello stesso giorno, ha spiegato la sua sostituzione al ministero della Giustizia con queste parole: «C’è stata una responsabilità politica e l’ha spiegato anche Conso (il successore di Martelli alla Giustizia ndr.) nella sua audizione. Si voleva assecondare l’area moderata di Cosa nostra per far terminare le stragi e questo togliendo di mezzo quei politici che avevano esagerato nella loro fermezza contro Cosa Nostra». Il dominus di questa strategia, ha aggiunto Martelli ribadendo quanto già affermato in passato, sarebbe stato l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.