Bankitalia: “i rialzi dello spread sono ingiustificati”

Roma, 4 set. – Le dinamiche macroeconomiche e fiscali dell’Italia non giustificano il forte incremento dello spread registrato a partire dall’estate 2011 che, sulla base dei relativi dati, dovrebbe collocarsi a quota 200 punti.

E’ quanto emerge da uno studio elaborato da Bankitalia, ovvero il numero 128 della collana “Questioni di Economia e Finanza”, intitolato ‘Recent estimates of sovereign risk premia for euro-area countries’ (Stime recenti dei premi per il rischio sovrano di alcuni paesi dell’area dell’euro) e firmato da Antonio Di Cesare, Giuseppe Grande, Michele Manna e Marco Taboga. Il lavoro analizza i fattori che determinano il livello dei tassi di interesse sui titoli di Stato, focalizzandosi sul forte aumento dei premi per il rischio sovrano che ha recentemente interessato alcuni paesi dell’area dell’euro, tra cui l’Italia.
Lo scopo principale del lavoro e’ comprendere se l’elevato livello del premio per il rischio attualmente richiesto dagli investitori trovi giustificazione negli andamenti macroeconomici e fiscali dei singoli paesi dell’area. A tal fine, e tenendo presenti studi precedenti esistenti in letteratura, il lavoro riporta i risultati di alcune stime econometriche recentemente realizzate in Banca d’Italia.

L’elaborazione mostra che la dinamica delle determinanti macroeconomiche e fiscali fondamentali (crescita economica, condizioni fiscali, rischi finanziari) a partire dall’estate del 2011 non sarebbe sufficiente a giustificare il forte incremento dei premi per il rischio occorso in alcuni paesi, tra cui l’Italia. Vari modelli indicano infatti che, sulla base dell’andamento dei fondamentali economici del Paese, il premio per il rischio sulla scadenza dei dieci anni, misurato dal differenziale di rendimento fra il Btp decennale e il corrispondente Bund tedesco (il cosiddetto ‘spread’), dovrebbe collocarsi su valori dell’ordine dei 200 punti base (contro un livello di circa 450 punti base nella media di giugno del 2012).

Ampie differenze tra gli spread stimati e quelli correnti si riscontrano anche per scadenze piu’ brevi (180 punti base contro 410 sulla scadenza a due anni e 270 punti base contro 490 su quella a cinque anni). Una parte significativa dello spread, sottolineano i tecnici di Bankitalia, e’ spiegata dal forte calo del rendimento del Bund tedesco, che ha beneficiato di ingenti flussi di acquisti legati alla ricerca di attivita’ ritenute piu’ sicure da parte degli investitori.

Il lavoro argomenta inoltre che il recente andamento dello spread e’ in larga parte riconducibile a fenomeni di contagio non legati alle condizioni di fondo del paese. Secondo lo studio, l’allargamento del differenziale avrebbe quindi riflesso, in particolare, l’emergere tra gli investitori di timori sulla solidita’ dell’Unione Monetaria.
L’affiorare della percezione di un rischio di reversibilita’ dell’euro, conclude Bankitalia, contribuisce inoltre a spiegare l’incremento dei tassi d’interesse nei paesi piu’ esposti alle tensioni e il sensibile calo dei tassi nei paesi considerati piu’ solidi. (AGI) .