31 ago – Nessuno se lo sarebbe aspettato, neppure dallo stesso regista austriaco Ulrich Seidl famoso per le sue trasgressioni, ma con ‘Paradise Faith’, film in concorso in questa 69/a edizione del Festival di Venezia, è arrivato anche il sesso con un crocifisso.
E quello che appunto pratica l’ultracattolica protagonista Anna Maria con il grosso crocifisso collocato sopra il suo letto. Prima lo stacca lentamente, e con grande rispetto dalla parete, poi lo bacia leccandolo in ogni sua parte e, infine, si masturba con lo stesso sotto le coperte.
Ma questa non è l’unica scena forte del film che stasera alla prima stampa è stato applaudito. La fede oltranzista della donna fa sì che si autoflagelli, si infligga la pena del cilicio, cammini per casa in ginocchio pregando, scandisca slogan contro il sesso vero nemico del Signore, frequenti una comunità che, tra i suoi slogan, ha quello di “Siamo le truppe d’assalto della Chiesa” e soprattutto pratichi una forma di proselitismo a dir poco originale.
Munita di una statuetta di Maria alta circa un metro entra nelle case degli sconosciuti al motto: “la Madonna è venuta ad aiutarvi”. E non sempre viene accolta bene. Nel segno di un’ironia intelligente che è sempre presente nel film, Seidl non fa mancare alla storia il ritorno del marito di Anna, Nabil, un uomo di fede mussulmana paralizzato su sedia a rotelle con cui lei non vuole avere più rapporti.
Gran parte di Paradise Faith si svolge nell’asettica casa, maniacalmente ordinata della donna, una casa piena di crocifissi, santi e della foto del Papa. Tra le guerre della coppia anche quelle che vedono il marito di Anna staccare con ostinazione ogni simbolo cristiano dalle pareti della casa e la moglie rimettere tutto posto. ansa
Mi meraviglia che ci si scandalizzi per le azioni delle “pussy riot”, quando questo regista e la sua attrice andrebbero gettate al confino per almeno 10 anni a meditare sul rispetto di quelli che hanno un credo. La legge italiana (c.p. art. 403, 404 e 405) punisce questi atteggiamenti e mi sorprende che la curia di Venezia non abbia criticato questa pellicola. Se l’avessero fatto con altre religione, a caso, con la bibbia o con la torhà si sarebbe sollevato un polverone mostruoso.
il registo di quella merda è pure un vigliacco…perchè non fa un film su una che fa l’amore con maometto? perchè se lo fa rischia la pelle! e invece qua ci si cala le braghe davani ai nostri più sacri valori, addirittura viene applaudita una simile vergogna….chi lo applaude lo amnderei in Pakistan o in Nigeria a vedere cosa succede ai cristiani di lì, vili ed infami…..
emulman … se lo fa su Maometto … non lo “ricompensano” più ! Te capì ?
c’è poco da meravigliarsi ! Secondo te a chi giova un film del genere? E chi può lautamente ricompensare sia il film che lo stesso Festival di Venezia ?
Al rogo!