Procreazione, Centro Bioetica Cattolica: e’ eugenetica liberale

28 ago – ”La Corte europea interpreta il divieto di accesso alla fecondazione assistita per la selezione degli embrioni come un’ingerenza e una violazione dei diritti alla vita privata e familiare, alla privacy.

In realta’, accogliendo questo ricorso, la Corte europea dei diritti dell’Uomo si allinea a quella tendenza, definita di eugenetica liberale, che privilegia gli interessi della coppia e pone sotto silenzio il problema della tutela della vita nascente, specie quando e’ malata”. Lo afferma, in una nota, il Centro di Ateneo di Bioetica dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore in merito alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’Uomo, che ha bocciato il divieto per le coppie di accedere alla diagnosi pre impianto contenuto nella Legge 40.

”Eppure, – prosegue Centro di Bioetica della Cattolica – la recente Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilita’ ha sancito con chiarezza il divieto di abortire un feto o un embrione perche’ malati e affetti da grave disabilita‘. Ma quando sono in gioco gli interessi immediati degli adulti e ci si appella ai loro diritti, queste dichiarazioni diventano invisibili, come lo sono alla coscienza morale di molti, quei figli che chiamiamo embrioni”.

La Corte europea dei diritti dell’Uomo, sottolinea la Cattolica, ”afferma oggi che il divieto di selezione degli embrioni, stabilito dalla legge 40, sarebbe in contrasto con la legge 194 che consentirebbe il cosiddetto ‘aborto terapeutico’.

In realta’, la legge 194 consente l’aborto di un feto affetto da patologia non perche’ malato, ma perche’ la madre dichiara che la continuazione della gravidanza metterebbe a repentaglio la sua salute psichica o fisica. Le due leggi, formalmente, sono coerenti nel vietare l’eliminazione di un embrione o di un feto perche’ malati: la malattia, infatti, non puo’ essere causa di minor tutela”. asca