22 ago – ”E’ vitale che si comprenda la necessita’, in generale ma ancor piu’ in questa fase storica, che tutti paghino le tasse. Puo’ sembrare un’affermazione forte, ma io non vedrei male una norma per cui l’accertamento di un’evasione fiscale di un certo rilievo possa comportare la perdita dei diritti elettorali.
Fisco: Squinzi, pressione fiscale al 55%? Secondo noi e’ al 70%
Non per sempre, magari solo per un certo periodo”. Ad affermarlo e’ Francesco Pizzetti, docente di diritto costituzionale e per sette anni, dal 2005 fino a giugno, presidente dell’Autorita’ garante per la privacy, in un’intervista al quotidiano Avvenire.
Lo scempio fiscale aiuta a creare i poveri del terzo millennio
Secondo Pizzetti, in Italia non bastano multe e sanzioni: ”Negli Stati Uniti d’America, chi non paga i tributi viene considerato dagli altri cittadini una specie di ladro, che ruba qualcosa anche a loro. In Italia invece si continua a considerare chi buggera l’erario un tipo astuto, lo si chiama ‘furbo’, quasi a sottolinearne l’abilita’ nel gabbare lo Stato”.
E poi c’e’ la tara dell’omerta’: ”In molte questioni, e non solo nelle vicende di mafia, si ritiene che lo Stato sia una sorta di maestro di classe. Quando e’ di spalle, c’e’ la possibilita’ di fare marachelle. E quando si volta a domandare chi e’ stato, scatta l’omerta’: tutti zitti con lo sguardo basso. E’ un atteggiamento che, nel caso dell’evasione, non va bene: i soldi che mancano alle casse dello Stato sono soldi di tutti, della collettivita’, e quindi il danno e’ per tutti”. asca
Cittadini privati delle risorse e dittatura della finanza, perché non si fa la rivoluzione?