Crisi, Emilia-Romagna: 47 milioni di ore di cassa integrazione

Bologna, 22 agosto – I numeri della crisi in Emilia-Romagna? Eccoli: 47 milioni di ore di cassa integrazione per un totale di circa 60.000 lavoratori coinvolti, ai quali vanno aggiunti i 39.000 sospesi dal lavoro a causa del terremoto.

A snocciolare le cifre è Antonio Mattioli, responsabile delle Politiche industriali e contrattuali della Cgil dell’Emilia-Romagna, per il quale la lettura dei numeri è fin troppo facile. Ovvero: “Anche nella nostra regione la crisi non dà tregua ed il terremoto dello scorso maggio, che ha colpito importanti distretti industriali, ha aggravato la situazione”.

I dati di ricorso agli ammortizzatori sociali per i primi sette mesi del 2012, che non comprendono ancora quelli attivati per il sisma, “confermano l’andamento del 2011”, sottolinea il sindacalista in una nota: solo in luglio il ricorso agli ammortizzatori sociali è stato pari a 8,5 milioni di ore.

La crisi, poi, “attraversa tutti i settori: 28 milioni di ore di cassa nell’industria, sei milioni di ore nell’edilizia, 3,5 milioni di ore nell’artigianato, 9,5 milioni di ore nel commercio”, elenca ancora Mattioli. Al ricorso agli ammortizzatori sociali vanno aggiunte le migliaia di lavoratori espulsi dai cicli produttivi e quelli a termine che non hanno visto confermato il loro impiego o incarico: secondo la Cgil, solo nei primi mesi di quest’anno sono più di 15.000 coloro che hanno perso il posto di lavoro. Nè l’export sembra poter attutire i problemi: i suoi dati positivi non corrispondono un incremento occupazionale, secondo il sindacato.

“A questo punto è più che mai necessario dare corpo e gambe al ‘Patto per la crescita‘ convenuto tra tutte le parti sociali e le istituzioni dell’Emilia-Romagna sottoscritto otto mesi fa, dare piena applicazione ai protocolli definiti dopo il terremoto per la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma e per ripristinare l’attività produttiva, in un’area come quella compresa tra Modena, Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, che incide per il 2% sul Pil nazionale”, sprona Mattioli.

Il rilancio della regione, aggiunge, deve passare anche “attraverso un ‘Piano per il lavoro’ fondato sulla qualità dei rapporti di lavoro, sulla stabilità occupazionale, sul rilancio della contrattazione, in grado di garantire un modello di sviluppo competitivo, equo e socialmente sostenibile”. dire.it