Fine della crisi o crisi della fine?

20 agosto – Fino ad oggi ci siamo illusi che sarebbe bastato aprire la solita valigia dei ferri del mestiere per riparare il guasto.

Quando Tremonti diceva che la crisi è globale , e va risolta a livello globale, non diceva certo una fesseria; e ricordava a tutte le tricolori mosche cocchiere che il destino di un singolo Paese viene deciso altrove, quale effetto della progressiva cessione di sovranità.

Vi ricordate quando Prodi , e , purtroppo , non solo lui , diceva che dovevamo entrare a tutti i costi nella moneta unica perché, finalmente, saremmo stati costretti alla virtù?
Abbiamo già visto come è andata la prima parte del film, e la seconda non promette bene.

Siamo soliti distribuire colpe e rimbrotti ai politici, che molto spesso se li meritano, senza renderci conto che buona parte delle loro decisioni sono già state scritte altrove, nel tempo e nello spazio.

Nel vocabolario latino il lemma “alibi” vuol dire ”altrove”.
Infatti , l’alibi, portato come prova di non colpevolezza dell’imputato, è la dimostrazione inoppugnabile  che il presunto colpevole , nel momento del delitto , era altrove.
La stessa cosa avviene per i pochissimi meriti dei politici : spesso hanno l’alibi capovolto.

I nostri mali vengono da lontano, da una Costituzione, ormai decrepita, e inadeguata allo Stato di diritto che vorremmo riaffermare.
Della Costituzione europea meglio non parlare…
Ecco perché riemerge l’interrogativo dell’inizio: fine della crisi o crisi della fine?

guglielmo donnini