Alla luce di quanto e da troppo tempo sta succedendo in diverse aree del mondo, dove i Cristiani vengono perseguitati e barbaramente uccisi dagli islamisti, abbiamo deciso di promuovere questa “Giornata Internazionale per la libertà religiosa, contro la persecuzione dei Cristiani nel Mondo” con l’obiettivo di creare le condizione per fare un fronte comune al fine di fare pressione sugli organismi internazionali, affinché fermino immediatamente la mattanza dei Cristiani, che si sta trasformando in un vero e proprio “olocausto del Cristianesimo”.
La “libertas religiosa“ è fonte, sintesi e garanzia di tutti gli altri diritti umani e si fonda sulla dignità della persona umana. Gli uomini “sono spronati dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a ricercare la verità”. Il diritto deriva da un dovere: “Ognuno ha il dovere, e quindi il diritto, di cercare la verità in materia religiosa”. Il diritto alla libertà religiosa è “il cuore stesso dei diritti umani”: ne preserva l’origine trascendente e quindi motiva la loro inviolabilità. I diritti umani hanno bisogno di essere fondati su una dimensione superiore a quella politica. La libertà di religione è la libertà di fondare i diritti umani in modo assoluto. Per questo essa è a vantaggio di tutti, e non solo dei credenti. E’ un bisogno non solo “confessionale”, ma umano e sociale.
La libertà di religione si rivela essere un diritto non solo individuale ma comunitario, un elemento del bene comune da preservare e sviluppare. Essa infatti contribuisce a liberare i diritti umani dai limiti del potere politico ed a collocarli in una ambito di inviolabilità, a garanzia di tutti i cittadini di una comunità. La libertà di religione svela l’esistenza di una comunità più ampia della stessa comunità politica di uno Stato, la comunità umana. Si tratta di una “appartenenza” precedente a quella politica, che esprime nella libera adesione della coscienza personale una dignità inviolabile per ogni regime politico. Dal punto di vista storico, il diritto alla libertà di religione è stato concepito per primo e, seppure con modalità tortuose e difficili, è stato alla base di tutti gli altri. Quando un regime politico nega la libertà di religione finisce per negare anche tutte le altre libertà. I totalitarismi, infatti, hanno prima di tutto tentato di “sradicare il bisogno di Dio dal cuore dell’uomo”.
Lo Stato ha dei precisi obblighi nella difesa e nella promozione della libertà di religione, obblighi che vanno ben oltre la semplice contemplazione giuridica di questo diritto. Non è sufficiente il concetto di “tolleranza”. Lo Stato deve costituire una cornice giuridica in modo che tutti i cittadini godano della libertà di non “rinnegare Dio per godere dei propri diritti”. Anche la libertà di religione deve, quindi, rispettare la legge morale naturale, l’ordine pubblico e, in una parola, i diritti umani.
Chi chiede per sé la libertà di religione, ma non accetta di rispettare la giustizia, delegittima quella sua stessa richiesta, privandola del suo vero fondamento. Lo Stato che, nell’organizzare la vita della comunità in vista di un bene comune, disciplina anche la libertà di religione, deve farlo alla luce della verità dell’uomo. Ci sono pseudo religioni che nelle loro pratiche contraddicono quegli stessi diritti umani in nome dei quali pretendono la propria libertà. Il caso più evidente è quello di chi uccide in nome di Dio: “quando una certa concezione di Dio è all’origine di fatti criminosi, è segno che tale concezione non è più una religione ma si è già trasformata in ideologia” .
Quando le religioni possono contraddire i diritti umani, quando le religioni non ammettono l’eguale dignità di tutti gli uomini senza distinzione di sesso o di razza o di ceto sociale, non è più religione ma ideologia. In tutti questi casi lo Stato dovrà discernere, non con criteri confessionali, ma alla luce della verità razionale, che rimane la bussola principale del potere politico.
Il nesso tra religione e verità è all’origine del diritto alla libertà religiosa. Questo non è un diritto arbitrario, ma espressione del dovere di cercare la verità. Per questo lo Stato, nel riconoscerlo, deve farlo senza rompere il nesso religione-verità. Se lo Stato considera il diritto alla libertà religiosa come un diritto arbitrario e destituito di una sua verità – pare questa la strada intrapresa- , finirà per equiparare tutte le religioni in un qualunquismo relativistico che può aprire la strada al non rispetto di diritti umani fondamentali. In altre parole i diritti umani hanno bisogno di uomini e donne che credano nella giustizia e che, soprattutto, siano capaci di sacrificarsi per essa.
Domenica 16 settembre ci incontriamo in un convegno internaizionale, per dire Basta! Non possiamo continuare ad assistere inermi alle violenze, alle barbarie, alle persecuzioni, alle uccisioni dei Cristiani da parte degli extraumanitari islamici.
Vogliamo e dobbiamo dire Basta! Non possiamo restare impassibili, quando gli anticristiani, i laicisti, buonisti, relativisti e nichilisti con il linguaggio islamicamente corretto definiscono: “estremisti islamici”, “radicali”, “fondamentalisti”, “talebani” e “terroristi islamici”, coloro che in realtà, sono soltanto dei kriminali, sono soltanto assassini, sono quel braccio armato di quell’islam che ci vogliono vendere come religione di pace, amore e tolleranza.
Una pseudo religione, un vero e proprio nazismo religioso, che nei fatti – ottimo metro di giudizio – oltre alle infinite barbarie di cui si rende protagonista, costringe i non musulmani, in particolare i Cristiani, a scappare, nascondersi, fuggire dalle loro case e all’esodo forzato dai loro paesi. Mentre mai, e ripeto mai, nessuno di loro condanna tutto questo.
Domenica 16 sette,bre ci invontriamo a Firenze per gridare Basta con la cristianofobia! Non possiamo non denunciare i soprusi, le violenze, le persecuzioni sia dei religiosi che dei fedeli Cristiani che troppo spesso pagano con la vita l’impegno civile e l’abnegazione solidale a testimonianza della propria fede.
La presenza dei Cristiani si va assottigliando sempre più, la mattanza, sta facendo una vera e propria decimazione, un vero e proprio “olocausto”. Pensate, solo in Medio Oriente – dalla prima guerra mondiale ad oggi – ha costretto all’esodo forzato, oltre 10 milioni di Cristiani. Qualcosa che è paragonabile solo alla cacciata degli ebrei sefarditi.
Questa manifestazione ce ha per titolo: “Giornata Internazionale per la libertà religiosa, contro la persecuzione dei Cristiani nel mondo”, è organizzata dall’Associazione “Una Via Per Oriana Fallaci”, associazione presieduta da Armando Manocchia e che di orian dice: “in questi ultimi anni c’è stata una sola voce nel panorama giornalistico internazionale, che ha rivendicato e svegliato le nostre coscienze, compiendo azioni a favore della nostra cultura e della nostra identità: questa voce era quella di Oriana Fallaci; Oriana con i suoi articoli, i suoi libri e le sue interviste, ha messo in luce i limiti, i difetti, gli orrori dell’islam, individuando al tempo stesso un percorso volto alla ricerca e alla riscoperta dei nostri valori e della nostra identità, compresa la necessità di un confronto con quell’islam che non parli però la lingua degli atti terroristici o della volontà di dominare il mondo intero”.
La “Giornata Internazionale per la libertà religiosa, contro la persecuzione dei Cristiani nel mondo”, ha l’obiettivo di sensibilizzare gli organi di stampa – almeno quei pochi non asserviti ai cosiddetti poteri forti, che a loro volta sono asserviti a NWO – le organizzazioni per i Diritti Umani e quel poco di buono che resta del panorama politico nazionale, affinché tutti insieme facciano pressione su questa fantomatica governance del nostro paese, della UE, Onu e dell’Oci, quali maggiori responsabili, in quanto spettatori indifferenti, e quindi complici dei crimini perpetrati a danno dei Cristiani, perché violano l’Articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 che recita:”Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”.
Invitando tutte le persone di buona volontà a dire: “Basta alle violenze! Ad urlare basta alle persecuzioni! E come diceva Oriana Fallaci, a berciare basta alle uccisioni dei Cristiani e di chiunque altro essere umano. E diciamo invece si alla sacralità della Vita, alla sacralità della Persona umana, alla sacralità della Libertà, facendo appello a tutte quelle persone di buona volontà dotate di fede e ragione, affinché si uniscano a tutti noi al fine di promuovere urgentemente alle governance e Istituzioni mondiali un “Appello per la libertà religiosa dei Cristiani” affinché pongano in atto azioni decise e mirate per fermare quello che si presenta come un vero e proprio ”Olocausto del Cristianesimo”.
Nell’enciclica Spe salvi Benedetto XVI afferma che “se non possiamo sperare più di quanto è effettivamente raggiungibile di volta in volta e di quanto di sperabile le autorità politiche ed economiche ci offrono, la nostra vita si riduce ben presto ad essere priva di speranza”.
Anche la difesa dei diritti umani ha bisogno di una speranza che vada oltre “quanto è effettivamente raggiungibile di volta in volta”.