10 AGO – Si complica e crea turbolenze crescenti sullo scacchiere regionale, in particolare fra Turchia e Iran, la crisi siriana, mentre Bashar al Assad, la cui caduta ‘imminente’ e’ annunciata da settimane, sembra rafforzarsi, vincendo la battaglia di Aleppo.
Il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu ha accusato la Siria di armare il Pkk. E Damasco accusa Ankara di aiutare e armare, con Arabia saudita e Qatar, i ribelli siriani ospitandone sul proprio territorio le basi arretrate.
La situazione fra i due paesi e’ gia’ incandescente da quando a fine giugno e’ stato abbattuto lungo le coste siriane un jet turco. Si fa intanto sempre piu’ complicato anche il rapporto fra Turchia e Iran.
Il capo di Stato maggiore iraniano Hassan Firouzabadi ha accusato Ankara di incoraggiare il ‘bagno di sangue’ in Siria armando i ribelli e ha avvertito che dopo la Siria potrebbe essere ”il turno” della Turchia. Parole che hanno suscitato una dura reazione di Ankara.
Ieri Teheran ha sospeso l’esenzione dei visti per i cittadini turchi. I rapporti, gia’ complicati, si stanno anche tendendo fra Turchia e Iraq. Il governo di Bagdad ha annunciato una imminente ”rivalutazione” delle relazioni con Ankara.
Insomma la crisi siriana sta scoprendo nervi in tutto il Medio Oriente seppellendo la strategia ”zero problemi con i vicini” teorizzata negli scorsi anni da Erdogan e Davutoglu.
Preoccupa inoltre il numero in continuo aumento dei combattenti jihadisti stranieri, diversi dei quali legati a Al Qaida, che stanno confluendo verso la Siria attraverso la frontiera turca. Potrebbero complicare gli scenari di un ipotetico dopo-Assad. La stessa Hillary Clinton ha messo in guardia da Pretoria contro l’afflusso di ”combattenti terroristi”.
(di Francesco Cerri) (ANSAmed)