1 ago. (TMNews) – Erano costrette da anni a badare a tutti i lavori del campo, il pomeriggio durante l’anno scolastico, tutto il giorno ora durante le vacanze, senza sosta nemmeno la domenica. Vestivano di stracci, obbligate a pascolare il gregge e trasportare oggetti anche pesanti. Se non obbedivano o svolgevano male le mansioni erano botte: calci, schiaffi e colpi con il gancio da traino del trattore o con il crick.
Loro – due sorelle di 13 e 14 anni – erano sfinite, tanto che all’arrivo della polizia hanno confessato che “era meglio morire che continuare a vivere così”. La vicenda arriva da un paese della campagna di Viterbo, dove la squadra mobile del capoluogo ha arrestato il ‘padre-padrone’, un uomo di 37 anni.
La polizia ha ricevuto una segnalazione dal Telefono azzurro, al quale era arrivata una telefonata anonima che poi si è scoperto essere stata fatta da un parente, che denunciava lo stato di grave disagio psicologico e fisico delle due sorelle. Gli agenti stanno cercando riscontri sul fatto ascoltando vari familiari, che hanno confermato tutti.
A quel punto è scattato il blitz: gli agenti sono intervenuti e hanno prelevato le ragazze mentre erano in un campo a badare al gregge e le hanno portate in Questura con la mamma e il fratello piccolo di 4 anni. Lì sono stati tutti aiutati da un team di psicologi e quindi portati in una località protetta. “Da oggi siamo rinate, per noi inizia una nuova vita”, hanno detto le sorelle.
Il 37enne è stato arrestato per maltrattamenti ripetuti in famiglia e per incendio doloso, essendo anche accusato di aver appiccato il 12 luglio un grande rogo a fianco alla sua azienda distruggendo 20 ettari tra terreni e boschi.