31 luglio – L’islam è la religione più diffusa nelle carceri italiane, ma la sua diffusione preoccupa. In generale, nelle carceri italiane, si è registrata una crescita costante dei detenuti stranieri negli ultimi anni.
RELIGIONE IN CARCERE – Quella religiosa non si pone certamente in secondo piano tra le varie problematiche legate alle condizioni della popolazione carceraria italiana. L’attuale legislazione concede ai detenuti la libertà di professare la propria fede religiosa, di istruirsi in essa e di praticarne il culto. E riconosce loro il diritto di ricevere l’assistenza da parte dei propri ministri di culto. Se in questo rimane un’indubbia posizione di privilegio della religione cattolica, l’unica ad avere un’organizzazione stabile con propri spazi all’interno delle carceri italiane, ad aumentare particolarmente è la presenza della fede islamica (come riporta un recente studio del Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità).
ISLAM IN CARCERE: GLI STUDI – Ad approfondire la tematica della diffusione dell’islam in carcere sono stati due recenti studi. Il primo è un rapporto di 364 pagine intitolato La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee, realizzato da Sergio Bianchi, presidente dell’ente di formazione privato Agenfor ed “esperto” di islam nelle carceri (sua l’idea di organizzare il primo corso per “dirigenti di moschea” in Italia, nel 2008). Simile nel titolo, ma sicuramente più autorevole, lo studio La radicalizzazione del terrorismo islamico. Elementi per uno studio del fenomeno di proselitismo in carcere, stilato da un pool di commissari guidati dal magistrato Francesco Cascini, direttore dell’Ufficio per l’attività ispettiva e di controllo presso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Simili anche le conclusioni dei due studi: la tendenza è che nelle carceri entrano spacciatori o ladri d’auto, escono fanatici islamici.
fonte: ilvostro.it