27 luglio – (Reuters) – Gli operai dell’impianto siderurgico dell’Ilva di Taranto hanno bloccato le vie di accesso alla città e stanno continuando lo sciopero a oltranza deciso ieri sera, dopo che la procura pugliese ha disposto il sequestro per ragioni ambientali di parte del sito che occupa 12.000 persone.
La vicenda – che ha creato profonde divisioni nella città – vede da un lato i magistrati, secondo i quali le emissioni dell’impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone circostanti, e dall’altro i sindacati – Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm – preoccupati per il futuro del sito industriale e dei suoi occupati.
“Lo sciopero proseguirà finché non otterremo quella che per noi è l’unica soluzione possibile, ossia un blocco cautelativo con gli impianti che rimangono in marcia e la certezza che nulla cambi nella situazione dei lavoratori e delle loro famiglie”, ha detto a Reuters il segretario provinciale della Uilm Taranto, Roberto Basile.
In segno di protesta i lavoratori hanno bloccato due ponti di accesso a Taranto venendo da Bari (il ponte di pietra e il ponte girevole) e le due statali, la 7 e la 106, ha riferito la Questura.
L’inchiesta della procura di Taranto, oltre che al sequestro degli impianti, ha portato anche all’arresto ai domiciliari di otto persone, tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva, per concorso in disastro ambientale.
Tra questi Emilio Riva, fondatore del gruppo Riva che controlla l’Ilva, Nicola Riva, ex presidente di Ilva e Luigi Capogrosso, ex direttore dell’impianto, una delle poche grandi realtà industriali del Mezzogiorno.
Le sei aree sequestrate sono rappresentate dai parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie, l’agglomerazione e il deposito materiale ferroso.
L’Ilva è uno degli impianti siderurgici più grandi d’Europa e nel 2011 ha prodotto 8,5 milioni di tonnellate, il 30% circa della produzione totale italiana.
Qui una parte della relazione di periti >>
La presenza di sostanza cancerogene nelle urine dei tarantini è stata riscontrata da una ricerca che ha preso in considerazione 141 soggetti analizzati: 67 uomini e 74 donne. A riferirlo è il presidente di Peacelink Taranto Alessandro Marescotti, citando dati presentati in un convegno a Oxford. Il sequestro è avvenuto in seguito alla diffusione di questi e altri dati.