26 lug – ”Il sequestro e’ il risultato di anni di politiche, soprattutto industriali, davvero irresponsabili. Esprimiamo la nostra piu’ profonda preoccupazione per la situazione che si e’ venuta a creare a Taranto. Agli annosi e drammatici problemi ambientali e sanitari ora si aggiunge quello occupazionale. Si e’ finiti in un vicolo cieco da cui si rischia di uscire con soluzioni frettolose che non risolverebbero i problemi che hanno portato a questo sequestro”.
Si esprime cosi’ Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente a commento della decisione di chiudere l’impianto a caldo dell’Ilva, senza facolta’ d’uso, da parte del giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco, a conclusione delle indagini della Procura per disastro ambientale a carico dei vertici dell’azienda siderurgica.
Peccato che Legambiente dimentichi la sua corresponsabilità.
Dal 13 maggio al 13 agosto 2010 il decreto legislativo sull’Ilva ha girato non solo nelle stanze del governo ma è arrivato anche sulle scrivanie dei parlamentari della competente commissione ambiente.
Nella Commissione Ambiente del Senato capogruppo del PD è Roberto Della Seta, già presidente di Legambiente.
Sul sito del Senato si legge:
“Il senatore DELLA SETA (PD) rileva che, in considerazione della correttezza formale del recepimento della direttiva 2008/50/CE, l’atto del Governo in esame non presenta rilievi critici”.
Se non ci credete cliccate su http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=16&id=492308
E alla Camera dei Deputati come è andata a finire?
Il Decreto salva-Ilva è passato in soli 10 minuti in Commissione Ambiente, dove siede l’ex presidente di Legambiente, l’on. Ermete Realacci. Tutto è accaduto dalle ore 14.15 alle 14.25 del 21 luglio 2010. “Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con condizioni e con osservazioni presentata dal relatore”, si legge nel resoconto del sito della Camera dei Deputati.
Se non ci credete cliccate su http://www.camera.it/453?bollet=_dati/leg16/lavori/bollet/201007/0721/html/08#483n4
Realacci oggi dice: “Quanto sta accadendo all’Ilva di Taranto è il frutto avvelenato di una politica sbagliata, di colpe gravissime ed omissioni che partono da lontano e arrivano fino ad oggi. Pesantissime le responsabilità dell’azienda e di chi l’ha diretta.”
Ovviamente alle sue responsabilità non fa il minimo cenno.