BRUXELLES, 19 luglio – La Corte di giustizia europea ha stabilito oggi che l’Italia ha violato le norme Ue sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane non rispettando i tempi stabiliti per la loro applicazione. I giudici comunitari hanno quindi dato ragione alla Commissione europea che nel 2009 ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto delle norme Ue in decine di comuni italiani con una popolazione uguale o superiore ai 15.000 abitanti.
Acque reflue urbane, 50 centri non a norma: Italia davanti a Corte di giustizia UE
La sentenza emessa oggi dalla Corte ribadisce quindi l’obbligo per circa un centinaio di comuni sparsi in tutto il Paese – da Reggio Calabria a Trieste, da Rapallo a Capri, da Frascati a Porto Cesareo, da Cefalu’ a Ragusa – di avviare al piu’ presto le opere necessarie per mettersi in regola con la direttiva Ue. Iniziative che, osservano fonti comunitarie, dovranno essere realizzate ”al piu’ presto possibile”: altrimenti la Commissione potra’ avviare una nuova procedura d’infrazione chiedendo stavolta allo Stato italiano, ultimo responsabile della corretta applicazione del diritto comunitario, di pagare delle multe.
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L’Unione europea, con la direttiva 271 del 1991, ha introdotto norme per proteggere l’ambiente dalle ripercussioni negative degli scarichi di acque reflue fissando in particolare al 31 dicembre 2000 il termine ultimo per dotare tutte gli agglomerati urbani con 15.000 o piu’ abitanti di reti fognarie.
Ma stabilendo anche che le acque reflue urbane fossero sottoposte, prima dello scarico, a trattamento biologico. Nel 2009 la Commissione aveva deciso di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia dopo aver constatato che decide e decine di comuni – tra i quali anche famose localita’ turistiche – non si erano ancora adeguati, ben nove anni dopo la scadenza del 2000, agli obblighi imposti dalla direttiva Ue per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini.
Nella sentenza pronunciata oggi dalla Corte sono in totale otto le regioni (Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Liguria) citate perche’ sul loro territorio si trovano citta’ e paesi che non si sono ancora dotati di una rete fognarie e impianti di trattamento adeguati sia alle ‘normali’ condizioni climatiche e sia ai carichi eccezionali derivanti da fattori stagionali, in primo luogo l’afflusso di turisti.