17 lug – Quello scelto dal Quirinale e’ ”il mezzo piu’ corretto”, come rilevato dal ministro della Giustizia, Paola Severino, e l’iniziativa ”non collide minimamente con l’indagine che invece puo’ continuare”. Ne e’ convinto il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, che, intervistato dal quotidiano ”L’Unita”’, interviene sul conflitto di attribuzione sollevato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nei confronti della procura di Palermo, sulle intercettazioni di conversazioni telefoniche dello stesso Capo dello Stato.
”Quella del conflitto di attribuzione – dice – e’ una delle possibilita’ previste dall’ordinamento. Abbiamo preso atto dell’iniziativa del Capo dello Stato”.
”Noi – spiega – non abbiamo trascritto alcuna intercettazione e sull’utilizzabilita’ di quelle telefonate siamo assolutamente d’accordo con il Quirinale. Il dissenso tra le nostre valutazioni e quelle della presidenza della Repubblica riguarda due punti: il primo e’ quello della valutabilita’ come utili e non utili, rilevanti o meno ai fini dell’inchiesta. E noi le abbiamo valutate come non rilevanti. Mi pare che nel decreto si contesti questa posizione e si dica cioe’ che non deve essere fatta alcuna valutazione: e’ un punto di vista legittimo e argomentabile”.
Il secondo punto di divergenza, aggiunge il procuratore di Palermo, ”riguarda invece la modalita’ di distruzione, che secondo noi dovrebbe seguire una procedura garantita davanti al gip mentre il Quirinale ipotizzerebbe una procedura che non preveda l’intevento delle parti o altro. Credo che i punti di dissenso siano sostanzialmente questi due, e saranno oggetto dell’esame della Corte Costituzionale”.
Noi, conclude, ”siamo perfettamente aperti a recepire le indicazioni che ci verranno date e non abbiamo alcuna tesi preconcetta”.