ROMA 11 LUG – “La Goldman Sachs è un gruppo finanziario che ha ricavato immense fortune e ha colonizzato anche le istituzioni politiche, monetarie, e finanziarie europee, collocando alla loro guida propri uomini. A “rappresentare” l’Italia in prima fila ci sono: Romano Prodi, Mario Monti, Gianni Letta e Mario Draghi.
La biografia di quest’ultimo è straordinaria. Dal 1984 al 1990 ricopre la carica di direttore esecutivo della World Bank (istituzione le cui attività sono state criticamente descritte dal suo ex presidente Joseph Stiglitz), consulente economico della Banca d’Italia nel 1990 e direttore generale del Tesoro dal 1991 al 2001. Nel 1993 Draghi dirige il Comitato per le privatizzazioni che, in collaborazione con Romano Prodi, regala alle multinazionali straniere i pezzi più importanti dell’industria italiana, alimentare in particolare.
Per i meriti acquisiti in questa svendita del patrimonio pubblico diventa, senza preoccupazione alcuna per il “conflitto d’interessi”, vicepresidente e managing director della Goldman Sachs International (Europa) dal 2004 al 2005 e
membro del Comitato esecutivo della Goldman Sachs. Sono esattamente gli anni delle speculazioni finanziarie e della crisi che porteranno la Goldman Sachs sul banco degli imputati negli Stati Uniti.
Queste vicende hanno anche un seguito giudiziario in Italia.
La Procura della Repubblica di Pescara avvia un procedimento per truffa e frode fiscale ai danni dello Stato contro la Goldman Sachs, J.P.Morgan e la Lehman Brothers . L’operazione “Easy Credit” ha prodotto una truffa di 600 milioni di euro ai danni dello Stato, e si è avvantaggiata dei favori della rete europea della Goldman Sachs diretta da Mario Draghi e dalla ”distrazione” di Tommaso Padoa-Schioppa, ministro dell’Economia durante l’ultimo governo Prodi.
L’evento ha prodotto anche un’interrogazione al Senato da parte di Salvatore Bonadonna e Giovanni Russo Spena.
Quest’economista, senza ombra e senza peccato, possibile candidato della Sinistra italiana alla presidenza del Consiglio, continua indisturbato la sua carriera con la promozione a presidente della Banca centrale europea e, perfino alla presidenza del Financial Stability Board, cioè l’istituzione che dovrebbe scrivere nuove regole per il controllo sulla finanza internazionale. Insomma, le volpi messe a guardia del pollaio”.
Ritengo di essere un lettore attento del libro di Bruno Amoroso (Euro in bilico), da cui ho estrapolato la parte relativa alle “volpi messe a guardia del pollaio”.
Quanto accade intorno a noi, o ci viene propinato nel modo che sappiamo, impone a tutti l’esigenza della ricerca e dell’approfondimento delle posizioni “altre‘’ rispetto al linguaggio ufficiale.
Eravamo nella notte più fonda. Adesso che dovremmo vedere la luce al fondo del tunnel (versione buro-tecnocratica), gli unici numeri che riusciamo a leggere sono quelli di uno spread da vertigine e un debito pubblico che fa concorrenza a se stesso, nel senso della crescita.
Monti ha appena dichiarato che non andrà oltre la fine naturale del mandato, nella primavera del 2013.
Speriamo mantenga la parola!
Se così non fosse, sarebbe un neo-politico da cui stare alla larga, magari chiedendo anche la protezione della Divina Provvidenza (Dio ci salvi dalla peste e dai flagelli e da Monti e i suoi “fratelli”).
Sarebbe infatti come continuare ad avere la Goldman Sachs in casa.
Che brividi!
guglielmo donnini