IMOLA 10 LUG – “Le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 non possono costituire società né detenere partecipazioni in società che abbiano per oggetto sociale la prestazione di servizi a favore delle stesse pubbliche amministrazioni. Nel caso di partecipazione totalitaria, si provvede allo scioglimento della società entro il 31 dicembre 2013. Le partecipazioni non totalitarie detenute alla data di entrata in vigore del presente decreto sono alienate con procedure di evidenza pubblica entro il 30 giugno 2013.
I servizi già prestati dalle società di cui al comma 1, ove non vengano prodotti nell’ambito dell’amministrazione, devono essere acquisiti nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale.
In luogo dello scioglimento della società previsto dal comma 1, l’amministrazione provvede alla alienazione della partecipazione totalitaria, con procedure ad evidenza pubblica, ed alla contestuale assegnazione del servizio per cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2014. Qualora la procedura di alienazione non abbia buon fine entro il 31 dicembre 2013, resta fermo l’obbligo di procedere allo scioglimento della società. (Messa in liquidazione o vendita delle società in house che svolgono servizi nei confronti della sola p.a.)”. Questi sono alcuni commi del decreto emanato dal governo Monti sulla spending review e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 luglio.
Alla luce di tutto questo risulta davvero difficile comprendere perchè il Sindaco di Imola, Daniele Manca abbia voluto a tutti i costi dare vita alla società di scopo “Beni Comuni” e lo abbia fatto anticipando coscientemente di un giorno il decreto del governo (la data stabilita per la sua costituzione era il 6 luglio). Una scelta difficile da comprendere anche come uomo delle istituzioni, che in questo modo lancia una sfida allo Stato che gli vieta di costituire tali società e che, in caso di esistenza, gli impone di chiuderle entro il 31 dicembre 2013. Così come appaiono gravi e irresponsabili le affermazioni secondo cui con le elezioni e il futuro governo questa legge potrebbe essere cambiata. Erano altri e di altri schieramenti politici i personaggi che calpestavano le leggi e che operavano in contrasto con le stesse.
Allora a che pro tutto ciò? E quali saranno le conseguenze di questo decisionismo vuoto di partecipazione? Certamente tutta questa vicenda ha portato ad una spaccatura senza precedenti tra i dipendenti comunali e la giunta municipale difficile da rimarginare. Nello stesso tempo la costituzione della società non sarà in grado di dare una risposta alle difficoltà di un settore che non dipendono certamente dai lavoratori. Anzi, con la pubblicazione del decreto si va a creare una situazione paradossale, dove una società appena nata è già avviata verso la sua cancellazione con tutto ciò che ne consegue per le persone coinvolte e per la qualità del servizio.
Di certo chi rischia in tutto questo caos è in primo luogo il personale che dovrà accompagnare la nuova società. Difficilmente avrà la possibilità di un ritorno verso l’ente qualora venisse chiusa. In alternativa vi potrà essere l’alienazione della partecipazione totalitaria, il che significa andare verso quella privatizzazione sempre esclusa. E forse sotto questo aspetto si può trovare una spiegazione all’accelerata del Sindaco.
Se ciò avvenisse però il primo cittadino non avrà alibi e non potrà scaricare colpe su altri. Tutti hanno chiaro cosa recita quel decreto e anche Manca sapeva benissimo a cosa sarebbero andati incontro con la sua scelta i lavoratori. Ma forse era proprio questo ciò che voleva.
E tale disegno, qualora si avverasse, rappresenterebbe una sorta di mutazione genetica di questa coalizione di centro sinistra che metterebbe a nudo la propria incapacità di riformare la pubblica amministrazione, mantenendo al suo interno quei servizi fondamentali per la qualità della vita dei suoi cittadini. Su questa strada, dopo i servizi di manutenzione toccherà a qualche altra funzione pubblica: i servizi sociali? La scuola?
Accanto ai lavoratori tutta questa vicenda avrà un’altra vittima: la città e i suoi cittadini che vedranno peggiorare lo loro qualità della vita.
Il mutato quadro normativo, peraltro, rende ancora più delicata la posizione del Comune in una probabile vertenza giudiziaria (è bene ricordare che, forse l’Assessore Mungo lo ignora, vi sono, e sono le più recenti, decisioni favorevoli ai lavoratori pubblici che si sono rifiutati di essere trasferiti alla nuova società, vedi Tribunale di Siena). La stessa scelta del management della nuova società avviene in un quadro di non trasparenza e in contrasto con le scelte di rigore e di contrazione dei costi che il Paese cerca di praticare; vorremmo ricordare a chi blatera di efficienza che tutti i veri imprenditori (e non i monopolisti pubblici) puntano da sempre a abbattere i costi fissi (e lo stipendio dell’Amministratore delegato lo è certamente). La totale sfiducia nei dirigenti comunali da parte del Sindaco appare evidente (tra i tanti precedenti la creazione di una società per vendere 5 immobili…); vorremmo ricordare al Sindaco che è suo compito tutelare e valorizzare le persone (dipendenti pubblici a cui la Costituzione assegna precise responsabilità), dal cui impegno e senso di appartenenza dipende la qualità dei processi di pubblico servizio..
Ciò che stiamo vivendo in questi tempi a Imola (società di scopo, Psc, autodromo, trasporti, sanità, ecc.) sono purtroppo cattivi esempi di governo, dove, dietro una falsa sicurezza, l’arroganza è posta al centro dell’azione di governo in difesa di vecchi e superati privilegi. Crediamo invece che oggi il centro sinistra sia attraversato da una paura paralizzante, con alcune forze che non esistono più, pezzi che si perdono per strada (vedi la scelta di Sel), e il fiato sul collo di chi non ne può più di questa politica.
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