di Massimo Lodi Rizzini
9 luglio – Sarebbe dannoso per la società se il riesame delle politiche antidroga portasse alla sostituzione delle narcomafie con i capitalisti della droga, portando quindi alla privatizzazione dei guadagni in favore degli “investitori” e alla socializzazione dei costi sanitari. (Antonio Maria Costa , ex capo dei servizi antidroga dell’ONU)
Chiaro è il riferimento agli ingenti finanziamenti che speculatori come Soros spendono per manipolare e corrompere politici, giornalisti, persone di cultura ed opinionisti per favorire la legalizzazione del consumo delle droghe, propaganda portata avanti da decenni con il preciso scopo di distruggere la capacità creativa di centinaia di milioni di esseri umani.
La loro idea è quella di far uscire dalla illegalità i narcotrafficanti per trasformarli in “rispettabili” uomini d’affari che, in partnership con le multinazionali farmaceutiche, fondi di investimento (inclusi fondi pensione), banche speculative ed investitori privati, in poche parole i “mercati”, si gonfiano con i proventi delle attività illegali di tutte le mafie del mondo, mercati mafiosi a cui tanti leader politici dicono di doversi piegare per non indispettirli troppo (altrimenti lo spread sale, direbbe Monti).
Ovviamente mentre i guadagni del traffico di droga resterebbero ai privati, le spese per la cura dei malati provocati dal consumo di quelle porcherie resterebbero a carico della collettività, senza contare la miriade di reati commessi da legioni di drogati senza controllo alcuno, perché anche in caso di droga legalizzata, i danni alla persona rimangono.