“Presidente di tutti gli egiziani”… Soprattutto se terroristi!

ISLAM-S NEWSLETTER A cura di Valentina Colombo: “Sarò il presidente di tutti gli egiziani”. Così ha dichiarato Mohammed Morsi, neo-eletto presidente egiziano legato al movimento dei Fratelli musulmani, durante il suo primo discorso alla nazione. A queste parole hanno certamente tratto un sospiro di sollievo cristiani, donne e laici. Purtroppo il sogno si è ben presto infranto. Lo scorso venerdì 29 giugno in piazza Tahrir rivolgendosi alla folla festante Morsi ha detto: “Vedo cartelli con l’immagine di Omar Abd el-Rahman e di altri detenuti. E’ mio dovere e farò ogni sforzo possibile per liberarli tutti, compreso Omar Abd el-Rahman.” Ebbene, Omar Abd el-Rahman non è un egiziano qualsiasi.

Attualmente si trova in carcere negli Stati Uniti, condannato all’ergastolo, in quanto mente degli attentati al World Trade Center nel 1993. Omar Abd el-Rahman è il leader spirituale della Gamaat al-islamiyya, il movimento militante islamista egiziano che viene considerato, al pari del braccio palestinese dei Fratelli musulmani Hamas, terrorista dagli Stati Uniti d’America (si veda http://www.state.gov/j/ct/rls/other/des/123085.htm e dall’Unione Europea (si veda http://eurlex. europa.eu/LexUriServ/site/en/oj/2005/l_340/l_34020051223en00640066.pdf) , e in passato dal governo egiziano stesso. Il gruppo è additato come  responsabile dell’uccisione del Presidente egiziano Anwar al-Sadat nel 1981; e di centinaia di civili, decine di turisti e più di 100 poliziotti egiziani in campagne terroristiche lungo tutti gli anni novanta del XX secolo. Nel 2003 il gruppo ha rinunciato ad azioni di sangue, ma tre anni dopo è statoaccusato d’intrattenere strette relazioni d’alleanza con al-Qaeda.

Perché mai Mohammed Morsi tra i tanti egiziani detenuti in carceri estere ha scelto di nominare lo “shaykh cieco” Abd el-Rahman? Perché non ha citato ad esempio l’avvocato egiziano Ahmed el-Gizawi, arrestato lo scorso aprile all’aeroporto di Gedda, in Arabia Saudita, perché aveva denunciato le pessime condizioni lavorative dei suoi connazionali nel Regno, e di cui la sorella Shirin teme la condanna a morte? Perché nominare tra tanti un terrorista?

La risposta è semplice. Da un lato Morsi deve pagare il prezzo dell’appoggio elettorale da parte dell’ambito salafita, dall’altro il movimento dei Fratelli musulmani non solo condivide l’ideologia anti-occidentale della Gamaat, ma non può neppure permettersi di attaccare l’Arabia Saudita, che da sempre è uno degli alleati più fedeli del movimento fondato da Hasan al-Banna (si veda in basso la foto di Hasan al-Banna che bacia la mano al re saudita ‘Abd al-‘Aziz).

I salafiti stanno già mettendo tutti i puntini sulle i. Lo scorso 30 giugno il quotidiano arabo internazionale “Asharq al-awsat” ha pubblicato alcune dichiarazioni di Nader Bikar, portavoce del partito salafita al-Nur. Un primo commento è dedicato alla promessa fatta dal neo-presidente di volere come vice-presidenti, un copto e una donna. “Non abbiamo nulla da ridire su un copto e una donna come consiglieri del presidente” ha detto Bikar. Quanto a vederli come vice-presidenti, il portavoce sostiene che l’argomento non “è stato discusso”.

E’ evidente che Mohammed Morsi avrà molta difficoltà a mantenere l’immagine dell’estremista “moderato”. L’illusione del “presidente di tutti gli egiziani” svanirà ben presto. Anche l’intellettuale ‘Ala al-Aswani che prima del ballottaggio ha chiamato a un “fronte nazionale comune a favore dei Fratelli musulmani”, lo scorso 29 giugno in un editoriale sul quotidiano

Al-Masry al-Yom ha ritenuto necessario rammentare a Morsi che “ogni tentativo di introdurre le pene corporali previste dalla sharia lacererà la società egiziana” e di non prestare ascolto agli estremisti che “diffidano della cultura e delle arti, perché l’Egitto è sempre stata la culla delle arti e del pensiero in Medio Oriente”. Ebbene Morsi durante il suo discorso in piazza Tahrir gli ha già risposto. Ha affermato di temere “solo Dio”… proprio come i salafiti e lo shaykh cieco!